Sempre più integrazione tra le strutture d'intelligence dei Paesi europei. Ma anche interventi per contrastare la crisi economica e le condizioni di disagio sociale. E' questa la strada per contrastare l'ondata di terrorismo in Europa, secondo la Confederazione europea dei sindacati (Ces), come spiega il segretario generale dell'organizzazione, l'italiano Luca Visentini, in un'intervista a Labitalia.
"Quanto sta accadendo -spiega - è il risultato di un mix esplosivo: c'è da una parte la strategia dello Stato Islamico di creare un clima di tensione in Europa e dall'altra ci sono la crisi economica e sociale dell'Ue che porta alla rapidissima radicalizzazione verso il terrorismo di soggetti disagiati, esclusi a livello sociale, che così 'esplodono' nella soluzione finale del terrorismo".
"Come sindacato europeo -sottolinea- quello che possiamo chiedere non solo all'Ue, ma anche ai singoli stati europei, è di tenere alta la guardia".
"Nonostante la situazione e i ripetuti attacchi, sono stati fatti pochissimi passi avanti nella realizzazione di un coordinamento delle intelligence dei paesi europei. Molti Paesi sono ancora restii, ma quello che serve oggi è proprio questo, l'integrazione tra i Paesi e l'Ue", avverte.
Ma l'intelligence non può bastare, secondo Visentini: "Poi, vanno affrontate le radici del problema. Radici che stanno nella crisi economica, ma anche nell'incapacità dei nostri Paesi di integrare coloro che arrivano da altri luoghi".
"Non perchè ci sia un collegamento tra migranti e terrorismo, ma perchè appunto - chiarisce - la radicalizzazione colpisce nelle condizioni di disagio sociale, e oggi in tante zone d'Europa a vivere situazioni di disagio sociale sono anche coloro che arrivano da altri Paesi".