cerca CERCA
Giovedì 25 Aprile 2024
Aggiornato: 14:59
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Cgil avanti con la protesta, contro Jobs act anche ricorso a Ue

26 novembre 2014 | 15.07
LETTURA: 4 minuti

Camusso: "non ci fermeremo, c'è manomissione violenta dello Statuto dei lavoratori". Landini: "Il governo in affanno per le piazze piene". Poletti: "troveremo i modo di consultare parti sociali". Primedonne o coerenti? Nel Pd Duello via Fb Cuperlo-Orfini. Pd paga un prezzo al sì sul Jobs act, lo scontro nel partito esce allo scoperto

Cgil avanti con la protesta, contro Jobs act anche ricorso a Ue

Contro il Jobs Act avanti tutta, oltre lo sciopero generale del 12 dicembre prossimo. E' la Cgil di Susanna Camusso ad avvertire il governo che non ha nessuna intenzione di frenare la protesta dei lavoratori di questi mesi. Anzi. E sul tavolo, anche l'opzione di un ricorso alla Corte di Giustizia Ue. La sentenza con cui i giudici europei hanno dichiarato illegittime le norme italiane sui contratti a tempo determinato nelle scuole, d'altra parte, apre inaspettatamente uno spiraglio anche per un ricorso contro le norme sull'articolo 18 del Jobs Act. "Valuteremo tutte le strade, anche il ricorso all'Europa perchè siamo in presenza di una manomissione violenta dello Statuto dei Lavoratori”, accusa Camusso preoccupata dell'idea "culturalmente illiberale e divisiva del mercato del lavoro" che "in nome di una presunta e teorica unificazione del mercato invece lo si divide ancora e soprattutto lo rende meno dignitoso". Non solo. "Provvedimenti e deleghe tendono a espellere i diritti da ogni luogo di lavoro, per questo bisogna ricostruire l’unità per ridare a tutti i diritti”.

E avanti con la mobilitazione anche per la Fiom. "La battaglia non è assolutamente conclusa. Lo scontro con il governo va avanti", scandisce il leader Maurizio Landini. "La riforma rende semplicemente più facili i licenziamenti. Il jobs act toglie dei diritti e non è vero che crea occupazione e che riduce la precarietà, non è vero che va verso un'estensione universale delle tutele del nostro Paese. Se lo si collega alla legge di stabilità non c'è alcuna ripresa degli investimenti, che è il vero tema da mettere in campo per creare posti di lavoro", aggiunge con una stoccata al governo e alle ricorrenti ironie del premier Renzi contro i sindacati: "la giornata di ieri ha mostrato la difficoltà del governo perché le piazze continuano a essere piene, con un consenso che non si vedeva da anni sulle proposte che Cgil e Fiom mettono in campo. Quello che mi sembra che abbia problemi è il consenso del governo che tra l'altro non è mai stato votato", dice.

A fermare la Cgil, d'altra parte, non sarà il voto definitivo del Parlamento per la prossima settimana. La partita, infatti, per il sindacato,non si chiuderà con il si' delle Camera ma restera ancora aperta in attesa dei decreti di attuazione che il governo, ha ribadito ancora oggi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, presenterà ad inizio anno. E i primi 'capitoli' a tagliare il traguardo saranno proprio quelli sull'applicazione dei contratti a tutele crescenti e sull'Aspi. "Vogliamo utilizzare le risorse previste dalle legge di stabilità a favore della decontribuzione per i primi tre anni di applicazione di questo tipo di contratto, dice ancora il ministro. Ma la Cgil non sembra intenzionata a rinunciare ad una trattativa. "Vedremo se decidono nel chiuso delle stanze o se aprono un confronto", ammonisce ancora Camusso. “Se non vado errata - dice- il premier nell’unico incontro che abbiamo avuto in sua presenza, aveva concluso dicendo che i ministri avrebbero discusso con le parti, siamo sempre in attesa di vedere se si tratta di un annuncio o di una cosa che si determina”. Ma Poletti non si sbilancia e resta sul vago: "troveremo il modo di ascoltarli", si limita a dire.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza