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Lavoro: Cgil, da inizio anno 320mila in cig, -1.300 in busta paga

24 marzo 2015 | 18.20
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Sorrentino: "Chi ha responsabilità di governo dovrebbe riflettere sulle indicazioni di tendenza che emergono".

Lavoro: Cgil, da inizio anno 320mila in cig, -1.300 in busta paga

Sono oltre 320 mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore da gennaio a oggi, per un taglio del reddito pari a circa 417 milioni di euro, ovvero circa 1.300 euro netti in meno in busta paga per ogni singolo lavoratore. E' quanto emerge dal rapporto di febbraio dell'Osservatorio Cig della Cgil. Una platea in cassa frutto di un totale di ore di cig registrate in questi primi due mesi dell'anno pari a circa 110 milioni, per oltre il 60% di cassa straordinaria a dimostrazione della “natura strutturale della crisi”, con un boom a febbraio su gennaio del +18%, specie per quanto riguarda la straordinaria (+38%).

Lo studio, commenta il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, “dimostra che l'enfasi data alla riduzione del ricorso alla cassa, rapportando il dato mese all'anno precedente, non è indice di crescita sia per le causali che per effetto del crollo della deroga. Anziché piegare i dati a proprio piacimento, chi ha responsabilità di governo dovrebbe riflettere sulle indicazioni di tendenza che emergono”. Tra queste Sorrentino individua la flessione della cassa in deroga e l'analisi delle causali dei decreti per la cassa straordinaria. Primo fra tutti, infatti, precisa la dirigente sindacale, “il venir meno della deroga che determina il fatto che in assenza di ammortizzatori universali in questi mesi ci sono aziende, come quelle del terziario e dei servizi e le piccole imprese, che non hanno alcun strumento di tutela”.

Il secondo, aggiunge, “è sulle causali: aumentano i contratti di solidarietà (Cds) che però quest'anno non sono stati rifinanziati, quelli di tipo B, con un danno notevole per le imprese che in assenza di deroga e Cds non hanno altro strumento che i licenziamenti. In più c'è il dato lampante che solo il 5,49 per cento d'impresa prevedono interventi di reinvestimento, segno che il sistema industriale non è sulla strada della ripresa e dell'innovazione”.

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