L'Endobarrier, spiega Formiga, "produce effetti paragonabili all'intervento chirurgico di bypass intestinale. La tecnica consiste nell'introdurre un dispositivo endoscopico" sotto controllo radiologico intraoperatorio "nel lume duodenale del paziente con l'obiettivo di ridurre l'assorbimento di cibo e modificare la produzione di insulina. Il device può restare in sede fino a 12 mesi, poi viene rimosso. I pazienti sottoposti a questo tipo di trattamento vengono quindi costantemente seguiti con visite di controllo periodiche prestabilite da un'équipe multi-disciplinare formata da diabetologo, nutrizionista, chirurgo/endoscopista, psicologo clinico".
La tecnica è anche meno costosa rispetto alla chirurgia tradizionale contro l'obesità (minor uso di farmaci, ridotta degenza, niente terapia intensiva). L'Endobarrier, conclude l'esperto, "apre anche una serie di opportunità di ricerca biomedica per la comprensione dei meccanismi alla base di questa patologia. La comprensione dei meccanismi ormonali correlati potrà condurre allo sviluppo di ulteriori metodiche endoscopiche ed eventuali trattamenti farmacologici correlati".