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Chirurgia: operato al cuore nel pancione, a Bergamo il primo stent

27 febbraio 2014 | 17.35
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Milano, 27 feb. (Adnkronos Salute) - Operato al cuore prima di nascere, per 'aggiustare' una malformazione non gli avrebbe permesso di vivere fuori dal pancione della mamma. L'intervento, su un feto di 33 settimane, è stato eseguito il 31 gennaio all'ospedale 'Papa Giovanni XXIII' di Bergamo, che ha presentato oggi i dettagli dell'operazione: uno stent cardiaco inserito attraverso un ago e una mini-cannula, senza praticare tagli né sull'addome materno né in utero. Un'operazione effettuata per la prima volta in Italia, adottando una variante anche alla tecnica standardizzata utilizzata nei centri di riferimento nordamericani. In sala operatoria 8 camici bianchi (2 ginecologi, un cardiologo, un anestesista, 2 ostetriche e 2 infermiere), 4 le Unità ospedaliere coinvolte (Ostetricia di ginecologia, Cardiologia 1, Cardiochirurgia 2, Anestesia e rianimazione 2).

Il futuro bebè protagonista dell'intervento soffre di quella di ipoplasia del cuore sinistro: la metà sinistra dell'organo non si sviluppa. Capita una volta su 10 mila (10% del totale cardiopatie congenite) e nel caso di Bergamo la sindrome, già severa - spiegano dal nosocomio - era aggravata dalla totale chiusura del setto atriale, verificatasi alla 32esima settimana di gestazione. Un quadro simile permette la sopravvivenza in utero, ma non alla nascita, quando la chiusura totale del setto si rivelerebbe fatale perché renderebbe impossibile ossigenare il bambino con qualsiasi manovra rianimatoria.

" Dopo aver praticato l'anestesia generale sul feto, grazie a un'iniezione muscolare - descrive Nicola Strobelt, ginecologo responsabile dell'Unità di medicina materno-fetale, che ha effettuato la prima parte della procedura mentre la collega Luisa Patané monitorava le immagini ecografiche e lo guidava - abbiamo inserito una cannula poco più spessa di un ago da amniocentesi", 1,6 millimetri circa, "nell'addome materno e nella membrana uterina, pungendo il torace del feto, trapassando il polmone e l'atrio cardiaco sinistro, forando il setto interatriale". Una volta posizionato l'ago Matteo Ciuffreda, medico della Cardiologia 1, ha inserito nella cannula una minuscola guida e su di essa un catetere provvisto di stent del diametro di 4 mm, che è stato gonfiato e rilasciato nel cuore del feto per mantenere aperto il foro praticato con la settostomia. (segue)

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