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Moda: Chiuri da Dior e Ferragamo senza Giornetti, al via le fashion week

02 settembre 2016 | 10.50
LETTURA: 7 minuti

Un'uscita della collezione spring-summer 2016 di Salvatore Ferragamo disegnata da Massimiliano Giornetti (Afp) - AFP
Un'uscita della collezione spring-summer 2016 di Salvatore Ferragamo disegnata da Massimiliano Giornetti (Afp) - AFP

Potrebbe essere la fine di un'epoca o magari l'inizio di una nuova quanto rivoluzionaria stagione destinata a cambiare per sempre il corso del fashion system. Settembre sarà un mese decisivo per il futuro della moda, che scalda i motori in vista della maratona di sfilate e presentazioni delle collezioni donna per la spring-summer 2017 pronte a fare il loro debutto il 7 settembre prossimo con l'inizio della New York Fashion Week. Ad alternarsi nella Grande Mela saranno 119 show, inaugurati da Nicholas Kirkwood, stilista incaricato di aprire le danze con la sua linea Nicholas K.

Questa stagione sembra particolarmente significativa per New York, che fino al 15 settembre sarà teatro di importanti cambiamenti nel calendario tradizionale, a partire da Tom Ford. Lo stilista statunitense, dopo qualche stagione passata all'estero, tornerà in patria con una presentazione pensata per pochi 'happy few', tagliando al tempo stesso il nastro al concetto del 'ready-to-buy', quel 'vedi ora, compra ora' che nel sistema moda tiene banco da qualche mese. Tra le new entry del calendario newyorkese, come sottolinea il Council of fashion designers of America (Cfda), la camera della moda statunitense, spiccano i nomi di Sies Marja e Akris, il label svizzero che per questa stagione abbandonerà Parigi alla volta delle pedane newyorkesi.

Nel giorno del 15esimo anniversario dell'11 settembre, inoltre, sono attesi i debutti di DNKY disegnata da Maxwell Osborne e Dao-Yi Chow, di Diane von Furstenberg sotto l'egida di Johnatan Sauders e di Oscar de la Renta, che sfilerà il 12 settembre orfano dell'inglese Peter Copping, dopo che lo stilista ha abbandonato le redini della griffe nel luglio scorso. A chiudere la nove giorni di sfilate nella Grande Mela sarà invece Marc Jacobs, che raccoglierà il testimone delle storiche etichette a stelle e strisce come, tra gli altri, Ralph Lauren, Tommy Hilfiger, Alexander Wang, Proenza Schouler, Carolina Herrera, Narciso Rodriguez, Tory Burch e Michael Kors.

A Milano niente Emporio Armani, attesa per Tod's senza Alessandra Facchinetti

Spenti i riflettori di New York sarà Londra a spingere il pedale dell'acceleratore con il sistema del 'see now buy now'. Dal 16 al 20 settembre saliranno in pedana Burberry, con la prima passerella unificata uomo-donna e la prima collezione ready-to-buy firmata da Christopher Bailey, Versus Versace, senza più Anthony Vaccarello, passato alla guida di Saint Laurent a Parigi, e Vivienne Westwood, che abbandona Milano per tornare in patria. La stilista inglese presenterà le collezioni uomo e donna per l'autunno inverno 2017-18 sotto un'unica etichetta durante la settimana della moda uomo di Londra. Mentre la collezione donna Red Label, e quella uomo, ex Man Label che veniva presentata a Milano, sfileranno insieme sotto l'etichetta 'Vivienne Westwood'.

Saranno invece 67 gli show spalmati nella sei giorni meneghina, in agenda dal 21 al 26 settembre, prima del passaggio del testimone alla Ville Lumière. Giorni segnati dall'assenza di Emporio Armani, che presenterà eccezionalmente la sua donna a Parigi in occasione del restyling del negozio e dell'Emporio Armani Caffè di Saint-Germain. Tante le novità in calendario a Milano, a partire dalla sfilata unificata di Bottega Veneta il 24 settembre, e che unirà eccezionalmente le pedane uomo-donna in occasione 50 anni di attività, mentre tra le poltrone lasciate vuote spiccano quelle di Tod's, dopo la partenza di Alessandra Facchinetti e di Salvatore Ferragamo, che sfilerà a Piazza Affari domenica 25 settembre senza Massimiliano Giornetti.

Parigi sarà protagonista assoluta dal 27 settembre al 5 ottobre, pronta a scaldare il fashion system con un calendario che sia annuncia rovente. Dopo la partenza di Raf Simons lo scorso ottobre dalla maison di avenue Montaigne (lo stilista belga è stato appena nominato chief creative officer di Calvin Klein, dove debutterà a gennaio con la collezione autunno-inverno 2017/2018, ndr), da Dior è atteso il debutto di Maria Grazia Chiuri, prima donna alla guida della griffe (il défilé è previsto il 30 settembre) e seconda italiana a ricoprire l'incarico di direttore creativo della maison fondata da Christian Dior, dopo Gianfranco Ferré.

Gvasalia alla prova del nove da Balenciaga, Jarrar debutta da Lanvin

L'ex stilista di Valentino disegnerà le collezioni di prêt-à-porter e accessori femminili, ma anche della haute couture, lasciando così solo Pierpaolo Piccioli da Valentino. Un turnover epocale quello del duo creativo, dopo 25 anni passati fianco a fianco, prima nelle fila di Fendi e poi approdato da Valentino, dove dopo aver ridato smalto alla linea di accessori, è passato a disegnare le intere collezioni. Settembre sarà anche la prova del nove per Demna Gvasalia, rivoluzionario fondatore di Vetements e dalla scorsa stagione direttore creativo di Balenciaga, che presenterà la sua donna il 2 ottobre. Atteso anche il battesimo di Anthony Vaccarello da Saint Laurent, che sarà il suo esordio nella serata del 27 settembre, dopo l'addio di Hedi Slimane.

Smentiti i rumors da Louis Vuitton, che parlavano di un imminente addio di Nicolas Ghesquière dalla maison ammiraglia di LVMH, fervono i preparativi per la prima collezione di Bouchra Jarrar, chiamata a sostituire Alber Elbaz da Lanvin. E se è vero, inoltre, che questa stagione si prepara a essere salutata come una delle più turbolente degli ultimi anni dagli addetti ai lavori, c'è già chi parla della fine di un'era, come 'Madame Figaro'. L'intero settore moda ha freneticamente cambiato ritmo in un paio di stagioni. Per tradizione - ed è stato l'avvento del ready-to-wear, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, rimarca il magazine francese, a cambiare i connotati al fashion sytem - le collezioni vengono progettate e presentate più di sei mesi prima del loro effettivo arrivo nei negozi.

Questo permette di avere i giusti tempi di commercializzazione e di produrre in grandi quantità. Chissà se ora, con l'avvento del ready-to-buy che ha rimesso in discussione il calendario internazionale, ad essere ridisegnati non siano i confini stessi del sistema moda.Quel che è certo è che mentre sono ancora in molti a storcere il naso davanti al 'vedi ora compra ora', poiché di fatto annullerebbe quell'aura di sogno e desiderio proprio del mondo del fashion, c'è anche chi ringrazia. Come i nuovi media (smartphone, blog e social network) ingordi consumatori di novità, capaci di trasformare le collezioni in un gigantesco e potentissimo evento di marketing.

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