Filiere alimentari 'global' contro quelle 'local': chi vince nella sfida della sostenibilità? Sul tema è al lavoro Glamur, progetto di ricerca europeo che ha preso in esame in particolare sette tipi di prodotto (pane, carne di maiale, formaggio, vino, mele, pomodori e frutti di bosco) nel quadro di 36 casi di studio condotti su filiere locali e globali in due Paesi in parallelo.
Il quadro emerso è disomogeneo: se, ad esempio i pani locali si dimostrano più virtuosi nella valorizzazione della biodiversità, non necessariamente lo stesso vale nell’esplorazione e ottimizzazione tecnologica; i formaggi locali offrono un maggiore contributo allo sviluppo del territorio, ma quelli a vocazione globale sono più economici; se i vini locali distribuiscono in maniera più equa il valore aggiunto, quelli globali sembrano garantire un migliore profilo in termini di "food safety".
In ambito locale, rileva la ricerca, si sviluppano molte innovazioni utili a migliorare la sostenibilità dell’intero sistema alimentare, innovazioni che garantiscono spesso una maggiore rappresentazione degli interessi di agricoltori e comunità rurali, meritando quindi particolare attenzione.
Ma è la disparità di potere tra gli attori che operano nei due contesti a definire in effetti una parte dei confini tra le due entità. È così che in alcuni contesti le filiere globali marginalizzano quelle locali, mentre in altre circostanze le due coesistono o si sovrappongono, talvolta "camuffandosi", come quando il globale guarda al locale per migliorare in sostanza e in immagine.
I risultati del progetto Glamur saranno presentati nel corso di un appuntamento all’Expo, il 13 ottobre, presso il Padiglione dell’Unione Europea.