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Cina, Sisci: "Addio Via della Seta? Da Italia serve chiarezza"

15 giugno 2021 | 12.22
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"E bisogna capire cosa farà in concreto nei prossimi mesi anche rispetto all'Europa e all'America"

(foto Afp)
(foto Afp)

"Bisogna capire cosa l'Italia farà in concreto nelle prossime settimane e nei prossimi mesi rispetto all'Europa, rispetto all'America e alla Cina" perché "il problema non è entrare o uscire dalla Via della Seta", perché la firma dell'intesa sulla Via della Seta con il gigante asiatico "non si può cancellare", ma è anche vero che è stata più una "cosa simbolica" che altro, "non un accordo come per l'adesione alla Nato o all'Ue" o "un matrimonio". Ragiona così con l'Adnkronos Francesco Sisci, sinologo, professore di geopolitica alla Luiss, dopo che Mario Draghi ha assicurato che "per quanto riguarda l'atto specifico, lo esamineremo con attenzione".

"L'Italia e tutti i partiti di governo dovrebbero prendere degli atteggiamenti più chiari con la Cina, secondo le richieste americane", dice Sisci che colloca quella firma "nelle strane scelte dei governi passati", sottolineando come poi "l'Italia in realtà abbia fatto poco" se non esser stata "fedifraga, diversamente da Francia e Germania, nei confronti degli Usa e dell'Europa, e alla fine anche con la Cina, a cui Roma ha promesso mari e monti e dato pochissimo" con il risultato che "al tavolo negoziale con gli Stati Uniti quando si parla di Cina, l'Italia è debolissima".

'seguire posizione bilanciata ed equilibrata o si rischia di uscire da tracciato G7'

Secondo il sinologo, il vero interrogativo è se "l'Italia sia mai davvero entrata nella Via della Seta" e quindi quello a cui "bisogna stare attenti è la politica concreta che avrà l'Italia nelle prossime settimane e nei prossimi mesi". Sulla Cina la posizione italiana è ben diversa da quella di Regno Unito e Canada, osserva, "ma l'Italia ha avuto forse anche qualche esitazione in meno rispetto a Germania e Francia e si è quindi ricavata una posizione bilanciata ed equilibrata che credo continuerà a percorrere".

E, aggiunge, "se non continuasse a seguire questa strada e questa corrente certamente rischierebbe di uscire fuori dal tracciato del G7 cosa che per l'Italia è molto pericolosa". Sono passati due anni da quella firma e, secondo Sisci, quello che è "scioccante" è che "non ha portato niente di concreto".

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