(Adnkronos/Cinematografo.it) - La macchina da presa segue in modo naturale gli ultimi e la loro quotidiana lotta per la libertà e fa affiorare una riflessione forte e attuale sulla cultura della memoria nelle giovani generazioni e non, attraverso la testimonianza diretta di coloro che hanno contribuito a realizzare l'Italia di oggi. La narrazione scorre attraverso i ricordi, le emozioni e gli sguardi dei protagonisti; ogni singola storia è una pagina di vita vissuta che lascia il segno: il temperamento combattivo di Laura Francesca Wronowski, nipote acquisita di Giacomo Matteotti che perde l'amore della sua vita in battaglia; la dolorosa perdita del fratello disperso in Russia del pisano Giorgio Vecchiani; la tenacia di Umberto Lorenzoni, mutilato ad una mano durante un combattimento; lo sguardo disincantato e sofferto di Massimo Rendina, ex giornalista Rai e Capo di Stato maggiore della Brigata Garibaldi.
E ancora commuovono l'emigrazione forzata di Giorgio Mori, minatore in Belgio per mancanza di occupazione in Italia e quella di Germano Pacelli, di estrazione operaia, che diventa pittore al suo rientro dal nord Europa e il licenziamento dalla fabbrica di Ermenegildo Bugni, costretto a diventare ambulante al rientro dalla guerra.
Un viaggio mentale dunque, prima che fisico, diviso tra l'emotività di un tempo lontano e l'analisi, a tratti amara, di un presente che sembra aver dimenticato i valori della Storia recente del nostro paese e contribuito a indebolire il fondamentale processo di formazione di una coscienza civile e democratica. (segue)