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Cnr, così mangiavano gli acari di 230 milioni di anni fa

28 aprile 2014 | 15.07
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Cnr, così mangiavano gli acari di 230 milioni di anni fa

Due anni fa il ritrovamento di 2 acari e un moscerino vissuti nel periodo triassico (oltre 230 milioni di anni fa), inglobati all’interno di goccioline di ambra rinvenute vicino a Cortina D'Ampezzo, aveva suscitato grande interesse. Oggi, grazie a un nuovo studio pubblicato sul Journal of Systematic Palaeontology e condotto da un team internazionale di ricerca cui hanno partecipato l’università di Padova e l’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche (Igg-Cnr) padovano, si scoprono nuovi dettagli sulla vita e sull’evoluzione di questo gruppo di artropodi: da giovani avevano 2 paia di zampe invece di 4, e si nutrivano di conifere gimnosperme. "Per studiare le 2 specie di acari triassici Ampezzoa triassica e Triasacarus fedelei, appartenenti alla famiglia Eriophyoidea - spiega Eugenio Ragazzi dell'università di Padova - le due goccioline di ambra di pochi millimetri sono state sottoposte a uno speciale procedimento di rivestimento in resina, per consolidarle e proteggerle, e di delicata levigatura della superficie per osservare meglio il contenuto al microscopio". Nella goccia che conteneva l’esemplare di Triasacarus fedelei sono stati scoperti altri 2 individui della stessa specie, più piccoli e più giovani, che hanno fornito dettagli sulla crescita di questi acari dotati di 2 paia di zampe invece delle 4 consuete. "La sorpresa è stata ancora maggiore dopo l'identificazione di altri 2 acari appartenenti a 2 nuove specie, denominate Minyacarus aderces e Cheirolepidoptus dolomiticus - commenta Guido Roghi dell’Igg-Cnr - a indicare come questi artropodi fossero già nel Triassico un gruppo altamente specializzato. Forma e dimensione di corpo e apparati boccali suggeriscono strategie alimentari diverse nell'adattarsi alla pianta ospite". Ma non è stata l'unica scoperta. "L'indagine paleobotanica sui resti fossili delle piante su cui vivevano e che essudavano la resina che li ha inglobati ha permesso - spiega ancora Roghi - di identificare conifere della famiglia delle Cheirolepidiaceae, oggi estinte. Questi animali potevano nutrirsi accedendo attraverso gli stomi delle foglie ai tessuti vegetali meno coriacei". Lo studio ha dimostrato come gli animali potessero vivere su queste piante, nonostante la produzione di resina, in quanto la secrezione resinosa avveniva prevalentemente nel fusto legnoso, lasciando agli acari uno spazio vitale sulle foglie. "Questi animali - concludono i due studiosi - si nutrivano di conifere gimnosperme che vivevano nel Triassico, decine di milioni di anni prima della comparsa delle angiosperme di cui si nutrono oggi nella quasi totalità le specie della stessa famiglia degli Eriophyoidea, tuttora esistente".

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