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Codogno un anno dopo, il parroco: “Pandemia ancora qui”

21 febbraio 2021 | 10.26
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(Afp)
(Afp)

"Conservo un ricordo un po’ particolare di quei giorni, dopo un anno del genere il ricordo è ancora vivo. Non siamo ancora usciti dalla pandemia, fino al 24 gennaio siamo stati in zona rossa in Lombardia…ancora siamo molto condizionati dalla pandemia". E' passato un anno lungo e difficile da quando la notizia del paziente uno in Italia, Mattia Maestri, scoperto a Codogno, irrompe nelle case degli italiani. Da allora, Iginio Passerini, parroco della cittadina alle porte di Lodi, prova a resistere e fare del suo meglio per dare una parola di conforto ai cittadini di Codogno. Anche se quei giorni bui sono ancora incisi nella sua memoria.

"Ho appreso la notizia il venerdì mattina, alle 8, ricevendo una telefonata proprio dall’Adnkronos, - spiega don Inginio all'Adnkronos -. La scoperta è stata fatta il giovedì sera ma non ne sapevo nulla, Nessuno sospettava nulla, avevamo diverse polmoniti strane all'ospedale, pensavamo che fosse un effetto dell’influenza ma era già coronavirus".

Non solo la pandemia era arrivata in Italia ma aveva colto di sorpresa chiunque, con il primo paziente positivo al Covid scoperto in una piccola cittadina lombarda. "Nessuno si poteva muovere - racconta il parroco -. e il giorno dopo c’era l'Esercito a sbarrare il confine della zona rossa". Eppure, nonostante i mesi duri, don Iginio non ha mai pensato che tutto fosse perduto. "Non si sapeva come sarebbe andata, i contagi aumentavano - ricorda - tra febbraio e aprile è stata davvero dura, poi a maggio siamo stati un po’ più liberi ma non ho mai pensato che non ce l’avremmo fatta. Vedevo l’impegno grande degli operatori sanitari e delle persone, l’impegno che nasceva dalla speranza e dalla voglia di farcela e andare avanti. Io ho cercato di fare del mio, dando speranza e fiducia ai cittadini".

Un anno dopo la pandemia non sembra però voler abbassare la testa. "Siamo ancora in attesa di una stabilizzazione - osserva don Iginio - sia per i lutti e le fatiche di chi si è ammalato sia per i danni economici che vive il mondo del commercio e dell’artigianato. Sono loro che ne hanno risentito maggiormente e che sono in attesa che le cose migliorino. Certo se anche il vaccino non va a regime i tempi sono lunghi".

Don Iginio, ammette, il vaccino ancora non l’ha fatto, non rientrando nelle categorie che hanno ora la precedenza. "Ma aspetto il momento in cui sarà il mio turno per vaccinarmi" spiega. Intanto, per ricordare le vittime, Codogno ha pensato a un memoriale che dovrebbe essere inaugurato il 21 febbraio prossimo: "Sarà un punto di memoria di quello che è capitato e che ha significato per noi - sottolinea il parroco - di una cosa che ci è caduta addosso ma anche di una voglia di resistere e reagire, di continuare a vivere".

Di una cosa, don Iginio è certo. La pandemia ha lasciato anche qualcosa di positivo. "Ci fortifica nella pazienza, nella capacità non semplicemente di sopportare ma di reagire e costruire il futuro - spiega - di guardare avanti anche se il peso che stiamo ancora portando non è indifferente. Dentro di noi abbiamo però le risorse sufficienti per andare avanti, anche dopo un anno".

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