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Vino: Coldiretti, fatturato record a 9,7 mld (+3%), 1,3 mln di occupati

11 aprile 2016 | 10.13
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Vino: Coldiretti, fatturato record a 9,7 mld (+3%), 1,3 mln di occupati

Il fatturato del vino e degli spumanti in Italia cresce ancora del 3% e raggiunge nel 2015 il valore record di 9,7 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni che hanno raggiunto il massimo di sempre a 5,4 miliardi (+5%) mentre, dopo anni, sono risultate in leggera crescita anche le vendite sul mercato nazionale pari a circa a 4,4 miliardi, per effetto anche dell’aumento nella grande distribuzione organizzata (+1,3%). E’ quanto emerge da un'analisi della Coldiretti presentata al Vinitaly di Verona dove al proprio stand, nel Centro Servizi Arena (corridoio tra i padiglioni 6 e 7), sono state esposte le innovazioni più significative dall’ultimo mezzo secolo, in occasione del cinquantennio del Vinitaly.

Il buono stato di salute del vino italiano traina l’occupazione in agricoltura che in controtendenza fa registrare un andamento positivo nel 2015. Si stima, secondo la Coldiretti, che il vino abbia offerto durante l’anno opportunità di lavoro a un milione e trecentomila persone (+4%) tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).

Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: agricoltura, industria trasformazione, commercio/ristorazione, vetro per bicchieri e bottiglie, lavorazione del sughero per tappi, trasporti, assicurazioni/credito/finanza, accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, vivaismo, imballaggi come etichette e cartoni, ricerca/formazione/divulgazione, enoturismo, cosmetica, benessere/salute con l’enoterapia, editoria, pubblicità, informatica, bioenergie.

L’Italia con una produzione di vino di 47,4 milioni di ettolitri ha conquistato - sottolinea la Coldiretti - il primato mondiale davanti ai cugini francesi dal punto di vista quantitativo mentre da quello qualitativo va segnalato che quasi una bottiglia prodotta su tre (32%) è a denominazione di origine, tanto che l’Italia che ha guadagnato il primato in Europa per numero di vini con indicazione geografica (73 Docg, 332 Doc e 118 Igt).

Nel 2015 rispetto all’anno precedente le vendite hanno avuto un incremento in valore di oltre 13% negli Usa, mentre nel Regno Unito l’export cresce dell’11% e la Germania rimane sostanzialmente stabile. In Oriente le esportazioni sono cresciute sia in Giappone sia in Cina, rispettivamente in valore del 2% e del 18%. Negli Stati Uniti - continua Coldiretti - sono particolarmente apprezzati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Pinot Grigio, il Barolo e il Prosecco che piace però molto anche in Germania insieme all’Amarone della Valpolicella e al Collio. Lo spumante è stato il prodotto che ha fatto registrare la migliore performance di crescita all’estero con le esportazioni che con un aumento del 17% ha raggiunto il record di 985 milioni di euro. Nella classifica delle bollicine italiane più consumate nel mondo ci sono nell’ordine il Prosecco, l’Asti, il Trento Doc e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese.

Per quanto riguarda le destinazioni, la classifica è guidata dal Regno Unito con circa 250 milioni di euro e un incremento del 44% nel 2015, ma rilevanti sono anche gli Stati Uniti con circa 200 milioni e un aumento del 26% a valore. Preoccupante - continua la Coldiretti - è invece il flop registrato in Russia dove le esportazioni di vini e spumanti calano ulteriormente del 31% per effetto delle tensioni politiche e commerciali nonostante il vino non rientri tra i prodotti colpiti dall’embargo.

Ora la nuova sfida è quella di rafforzare e difendere le posizioni acquisite combattendo la concorrenza sleale forte e agguerrita dei produttori internazionali”, ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “a preoccupare sono anche i tentativi di minare la distintività delle produzioni come dimostra la recente discussione comunitaria sulla liberalizzazione dei nomi dei vitigni fuori dai luoghi di produzione che consentirebbe anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi quali Aglianico, Barbera, Brachetto, Cortese, Fiano, Lambrusco, Greco, Nebbiolo, Picolit, Primitivo, Rossese, Sangiovese, Teroldego, Verdicchio, Negroamaro, Falanghina, Vermentino o Vernaccia, solo per fare alcuni esempi“.

Dal primo vino italiano Doc riconosciuto nel 1966 alla storica mappatura del genoma della vite annunciata nel 2007, ma c’è stata anche la nascita dell’Associazione italiana sommelier e l’arrivo del QR code in etichetta per garantire la tracciabilità dal tralcio al bicchiere attraverso lo smartphone, sono tra le innovazioni più significative dell’ultimo mezzo secolo esposte dalla Coldiretti al Vinitaly. Meno quantità più qualità anche grazie al lavoro di 35mila sommelier, una figura professionale riconosciuta giuridicamente dallo Stato con decreto n.539 del Presidente della Repubblica il 6 aprile 1973, ma fondata però nel 1965. La nascita e lo sviluppo della figura dei sommelier ha sostenuto una rivoluzione della qualità il cui aspetto forse più evidente è l’arrivo di vini Doc.

Grazie al dpr 930 del 1963, la prima produzione di vino ad avere il riconoscimento di denominazione di origine controllata è stata la Vernaccia di San Gimignano Doc, con la pubblicazione il 6 maggio 1966 in Gazzetta Ufficiale, mentre con la legge 164 del 1992 sono state istituite le Indicazioni geografiche tipiche (Igt) che hanno contribuito alla politica della qualità Made in italy. Dal 4 agosto 2008 - segnala la Coldiretti - è arrivata la possibilità di mettere in commercio i vini a denominazione di origine nel formato bag in box, gli appositi contenitori in cartone e polietilene dotati di rubinetto che consentono di spillare il vino senza far entrare aria, garantendone la conservazione. L’incidenza delle Doc sulla produzione italiana complessiva è passata in 50 anni - spiega la Coldiretti - da appena il 2 per cento al 32% di oggi.

Sul piano della ricerca nel mondo del vino a fare da spartiacque è stata la pubblicazione dell'articolo di 'Nature' del 26 agosto 2007 che ha annunciato la decodifica del genoma della vite prendendo come pianta modello il Pinot nero, una delle cultivar più importanti a livello mondiale, grazie a un gruppo di ricercatori dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige guidato da Riccardo Velasco, coordinatore del Dipartimento di genetica e biologia molecolare con la collaborazione della società americana Myriad Genetics Inc., dopo sei anni di ricerche.

La capacità di innovazione del Made in Italy è evidente dal fatto che con 72.300 ettari di terreno coltivati da 10 mila aziende e 1.300 cantine, in Italia - continua la Coldiretti - si trova il 22% dei vigneti mondiali coltivati con metodo biologico secondo il regolamento Ue n. 203/2012 che modifica il regolamento Ce n. 889/2008, recante modalità di applicazione del regolamento Ce n. 834/2007 del Consiglio in ordine alle modalità di applicazione relative al vino biologico.

Ma in questi anni si sono verificati altri storici riconoscimenti sul piano ambientale per il vino italiano che nel 2014 ha ricevuto il via libera all’iscrizione della vite ad alberello di uve Zibibbo che caratterizza l'isola di Pantelleria, in Sicilia nella prestigiosa Lista dei Patrimoni Culturali dell'Umanità dove l’Italia può anche contare - sottolinea la Coldiretti - sull’iscrizione avvenuta pochi mesi prima dei 'Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato' dove è nato il progetto 'Green Experience', presentato in anteprima al Vinitaly, che prevede di realizzare vini ecologici e sostenibili con l’eliminazione totale del diserbo, l’introduzione dell’inerbimento e delle essenze floreali ma anche il posizionamento di nidi per la tutela degli uccelli.

Nel tempo le novità hanno riguardato anche i tappi con l’utilizzo per la prima volta dei primi tappi di vetro al posto di quelli di sughero, ma è arrivato lo spumante Made in Italy con polvere d’oro, quello fatto invecchiare nel mare e la bottiglia di spumante con fondo piatto per aumentare la superficie che i lieviti hanno a disposizione per assolvere al meglio il loro compito. Vanno ricordati anche i produttori di vino che hanno introdotto il sistema di lettura braille per non vedenti nelle etichette che, nel tempo, oltre a elemento di informazione sono diventate anche strumento di marketing anche con vere opere artistiche. Il vino è diventato anche strumento di solidarietà con un crescendo di esempi di come con il vino possa nascere lavoro 'buono' per diversamente abili, detenuti e tossicodipendenti anche con il recupero dei terreni sottratti alla criminalità.

Ma negli ultimi 50 anni sono stati evidenti anche gli effetti dei cambiamenti climatici con il vino italiano che è aumentato di oltre un grado e con la presenza della vite che si è spostata verso l’alto fino a quasi 1200 metri di altezza come nel comune di Morgex e di La Salle, nella regione Val d’Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop.

Un capitolo a parte - conclude la Coldiretti - è rappresentato dalla nascita e diffusione del 'Wine beauty' iniziato con il bagno nel vino, ma che oggi riguarda dal dopobarba all’amarone alla crema viso alla linfa di vite, dallo scrub agli scarti di potatura al gel di uva rassodante, dalla crema antietà allo spumante allo shampoo al vino rosato o allo stick labbra agli estratti di foglie di vite.

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