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Coldiretti: "Mucche stressate dal caldo, - 10% di latte prodotto"

21 agosto 2020 | 09.27
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Entrate in funzione ventole e doccette per aiutare bovini

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Stress da caldo anche per gli animali nelle case e nelle fattorie, dove sono già entrate in funzione ventole e doccette per aiutare le mucche che stanno producendo fino al 10% circa di latte in meno rispetto ai periodi normali per le alte temperature. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti, in riferimento all’ultima ondata di caldo africano che sta investendo l’Italia da nord a sud con la colonnina di mercurio che sfiora i 40 gradi assediando le stalle della Pianura Padana, dove si concentrano gli allevamenti per la produzione di latte destinato ai più grandi formaggi italiani Dop, dal Grana Padano al Parmigiano Reggiano.

"Per le mucche – sottolinea la Coldiretti – il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. Per questo sono già scattate le contromisure anti afa nelle stalle dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi. Nelle stalle sono entrati in funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per sopportare meglio la calura e i pasti vengono dati un po’ per volta per aiutare le mucche a nutrirsi al meglio senza appesantirsi. Al calo delle produzioni di latte si aggiunge poi – continua la Coldiretti – un aumento dei costi alla stalla per i maggiori consumi di acqua ed energia che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all’assedio del caldo".

"Il 2020 - ricorda Coldiretti - è stato fino adesso di oltre un grado (+1,01 gradi) superiore alla media storica classificandosi al quarto posto tra i più bollenti dal 1800" e nei primi 7 mesi dell'anno "si evidenzia anche la caduta del 30% di pioggia in meno che ha procurato l’allarme siccità in Italia dove i livelli del Po e dei grandi laghi sono in discesa, le riserve idriche nazionali in affanno ed è favorito il propagarsi degli incendi spesso dolosi. Sono 450 i roghi negli ultimi due mesi per i quali è stato chiesto al Dipartimento della Protezione civile l’intervento dei mezzi della flotta aerea dello Stato per aiutare le operazioni di spegnimento a terra con un tragico bilancio – spiega la Coldiretti – di migliaia di ettari bruciati, animali morti, alberi carbonizzati, oliveti e pascoli distrutti e fiamme che arrivano a lambire le città".

"Con il clima torrido e la siccità gli agricoltori preparano irrigazioni di soccorso per salvare le colture in campo, dalle insalate ai peperoni, dalle angurie ai pomodori, bruciati dalle alte temperature in una situazione in cui – sottolinea la Coldiretti - il livello del Po al Ponte della Becca (Pavia) è sotto di quasi 3 metri rispetto allo zero idrometrico e nel Delta si fa sempre più grave il problema del cuneo salino che, con il grande fiume troppo debole per fermarlo, risale dal mare e rende inservibile l’acqua per l’irrigazione e desertifica la terra".

"I maggiori laghi del nord che dissetano la Pianura Padana sono in affanno con il lago Maggiore che – spiega l'associazione – è svuotato per l’83%, il lago Como, per il 75%e quello di Iseo al 55% Ma sono in forte deficit da mesi anche i bacini del centro-sud – conclude la Coldiretti – dalle Marche alla Sicilia, dalla Puglia fino alla Basilicata dove i principali invasi hanno 50 milioni di metri cubi di acqua in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 secondo l’Autorità di bacino regionale.

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