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Colpo alla cosca Labate, 14 arresti

29 gennaio 2020 | 07.25
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Inchiesta della Dda e blitz della Mobile: perquisizioni e sequestri per circa un milione di euro

(FOTOGRAMMA)
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Vasta operazione della polizia in Calabria. Quattordici ordinanze di custodia cautelare - 12 in carcere e 2 agli arresti domiciliari - sono state emesse nei confronti di capi, luogotenenti e affiliati alla temibile cosca Labate di Reggio Calabria, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa e diverse estorsioni aggravate dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta.

Nell'operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica reggina, gli investigatori della Squadra Mobile - con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo e coadiuvati dagli operatori del Reparto Prevenzione Crimine - hanno eseguito anche numerose perquisizioni e sequestri di imprese e società. Impiegati circa 100 uomini e donne della Polizia.

L'inchiesta della Dda - sviluppata con un'articolata indagine condotta dalla Squadra di Reggio Calabria - ha consentito di ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali del clan Labate, una delle più temibili e potenti articolazioni della 'ndrangheta unitaria, che controlla nella città di Reggio Calabria il popoloso quartiere Gebbione. Dai poliziotti sigilli ad alcune aziende nella disponibilità degli appartenenti alla cosca, operanti nel settore alimentare e della distribuzione di carburanti, il cui valore complessivo è di circa un milione di euro.

L'inchiesta fa luce sugli affari economici, svelando un certo dinamismo in alcuni settori illeciti come quello delle scommesse on line, delle slot machines e dello sfruttamento delle corse clandestine di cavalli, mantenendo tuttavia un elevato interesse per quello che rappresenta il core business delle attività criminali - da sempre espressione dello strapotere mafioso dei 'Ti Mangiu' - rappresentate dal sistematico ricorso ad attività estorsive nei confronti di operatori economici, commercianti e titolari di piccole, medie e grandi imprese, specialmente di quelli impegnati nell'esecuzione di appalti nel settore dell'edilizia privata nell'area ricadente sotto il dominio della consorteria mafiosa.

Estorsioni per alcune centinaia di migliaia di euro venivano imposte con pesanti minacce agli imprenditori durante i lavori di esecuzione di complessi immobiliari nel quartiere Gebbione, controllato capillarmente dai Labate, e ad alcuni titolari di imprese, informa la Questura, veniva anche imposto con la forza dell'intimidazione l'acquisto di prodotti dell'edilizia presso aziende nella disponibilità del clan. Ad un commerciante è stato impedito di aprire una pescheria nel quartiere perché dava fastidio al titolare di un analogo esercizio commerciale, affiliato alla cosca.

"Agli esiti acquisiti dalle molteplici attività investigative - si legge in un passaggio dell'ordinanza relativa all'operazione 'Helianthus' - venivano ad aggiungersi gli importanti contributi di alcuni collaboratori di giustizia", nonché le "dichiarazioni di rilevante portata accusatoria di affermati imprenditori reggini del settore edile ed immobiliare, sentiti da magistrati della Dda, vittime di pressanti attività estorsive consistenti nel pagamento ad alcuni esponenti del clan Labate di ingenti somme di denaro (anche nell'ordine di 200mila euro corrisposte a rate) o nell'imposizione dell'acquisto di beni presso attività commerciali riconducibili ad esponenti di rilievo della cosca".

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