Servono fondi per la ricerca e l'innovazione 'a misura di pmi'. E' la valutazione che trova d'accordo il commissario Ue per la ricerca e l'innovazione, Carlos Moedas, e Diana Bracco, presidente di Expo 2015 e vicepresidente di Confindustria con delega per ricerca e innovazione. "Puntare solo su strategie e risultati di breve periodo non rafforza le imprese e non aiuta la ripresa dell’economia. La differenza la fanno invece le politiche e gli investimenti in ricerca e innovazione, il terreno su cui si giocherà sempre di più la competizione non solo tra imprese mondiali, ma anche tra macro-sistemi economico-industriali", spiega il Commissario Ue in un'intervista al Sole24ore durante la sua visita all'Expo.
"Gli investimenti sulle infrastrutture hanno un impatto immediato sui sistemi economici - spiega Moedas - ma sono gli investimenti in ricerca e innovazione lo strumento più efficace per valorizzare il capitale umano e garantire una crescita sostenibile alle imprese e alle nazioni". Accanto a Moedas c’è Diana Bracco. "Moedas ha ragione - osserva la Bracco - e il sostegno degli investimenti pubblici e privati in questo campo ha un valore strategico soprattutto per le piccole e medie imprese italiane. In Italia paghiamo il prezzo dei ritardi e dell’indifferenza del passato sul tema dell’innovazione: la propensione agli investimenti in ricerca è penalizzata dalle urgenze sui risultati di breve periodo, ma soprattutto c’è scarsa capacità di accesso ai fondi e ai programmi europei di finanziamento dell’innovazione in campo industriale".
Per Moedas e la Bracco, l’Italia - per quanto in ritardo - sta comunque evidenziando buoni progressi nel sostegno agli investimenti su innovazione e ricerca, grazie soprattutto al Programma Nazionale di Ricerca per il periodo 2014-2020 e ai tax credit per ricerca e innovazione. "L’Italia - spiega il Commissario Ue - ha un enorme potenziale di innovazione, ma le imprese hanno grande bisogno di essere supportate in questo sforzo, come conferma l’analisi dei dati del Programma Horizon: nei primi 2 anni, l’Italia ha conquistato il terzo posto per domande presentate e il quarto in termini di partecipazione".
"Realizzare sinergie tra gli interventi a livello europeo - aggiunge Diana Bracco - e quelli definiti a livello nazionale e regionale è un passo-chiave, a cui si può arrivare semplificando e armonizzando le regole. Su spinta di Confindustria, si è attivato un lavoro congiunto tra tutti i livelli competenti che ha permesso di portare in Europa un contributo coordinato".