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Compreresti un paio di scarpe che hanno fatto #Milionidipassi? La candid camera di Msf/Video

26 marzo 2015 | 20.06
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La reazione dei clienti nello spot di Medici Senza Frontiere per la campagna a favore delle popolazioni in fuga, "crisi umanitaria globale aggravata da politiche occidentali disumane"

Compreresti un paio di scarpe che hanno fatto #Milionidipassi? La candid camera di Msf/Video

"Hanno marciato per centinaia di chilometri sono praticamente indistruttibili. Queste scarpe hanno una storia". Una commessa presenta così ad un cliente di un negozio di Roma un paio di scarpe di un profugo, tra le tante paia di calzature che testimoniano la fuga da guerre, violenza e povertà. Lo spot provocatorio nello stile della candid camera, lanciato oggi nell'ambito della campagna #Milionidipassi di Medici Senza Frontiere, vuole sensibilizzare l'opinione pubblica e lanciare un appello ai governi perché sia ridata umanità al tema delle migrazioni forzate e venga garantito il diritto di tutti ad avere salva la vita.

Il simbolo della campagna #Milionidipassi sono, infatti, scarpe rovinate, ricucite, distrutte, segno del dramma ma anche strumento di salvezza, rappresentate dalla giovane fotografa americana Shannon Jensen, che nel 2012 documentò l’esodo di trentamila sudanesi che cercavano rifugio in Sud Sudan per salvarsi dalla violenza dell’esercito. Quelle scarpe rivivono nello spot al centro della campagna di Medici senza Frontiere con un evento di lancio che ha visto performance di Marco Baliani, Sonia Bergamasco, Giuseppe Cederna, Stefano Fresi, Laura Morante e Valerio Mastandrea nella cornice di un "temporary store".

La fuga di milioni di persone da guerre, violenza e povertà è una crisi umanitaria globale, aggravata dalle politiche disumane dei paesi occidentali, afferma l’organizzazione medico-umanitaria, testimone delle loro sofferenze in decine di paesi del mondo e sempre più anche in Europa. Mentre il mondo assiste a una concomitanza di crisi di gravità e durata straordinarie, sono sempre più i civili a pagare il prezzo di guerre che non combattono, denuncia Msf. Dai conflitti in Medio Oriente alle violenze croniche nell’Africa sub-sahariana, all’instabilità in Ucraina, Libia e Nigeria, oltre 51 milioni di persone sono costrette a fuggire e vivono in condizioni disperate, spesso senza accesso a beni di prima necessità e assistenza. È l’esodo più imponente degli ultimi 50 anni, cui Msf sta dedicando risorse sempre maggiori.

Ma la risposta internazionale - denuncia Medici Senza Frontiere - è inadeguata. I governi occidentali si concentrano sulla protezione dei propri confini invece che sui bisogni delle persone in fuga e considerano la questione come un problema di sicurezza invece che una crisi umanitaria di dimensioni colossali, mentre gli aiuti umanitari non riescono a far fronte ai bisogni immensi di sfollati e rifugiati nei paesi che accolgono la maggior parte di loro.

"Queste persone sono costrette a fuggire perché non hanno altra scelta per sopravvivere – ha detto Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere – Sono vittime, ma vengono considerate una minaccia. Serve un nuovo approccio umanitario, che guardi alle loro indicibili sofferenze e alle ragioni della fuga, non al loro status legale o ai timori dei paesi di arrivo. Come Msf siamo testimoni del loro esilio, in aree remote come sulle coste italiane. Chiediamo a tutti di fare il proprio passo perché abbiano salva la vita e trovino l’aiuto e la protezione che meritano".

Secondo i dati ufficiali, il 95% delle persone in fuga rimane nei paesi d’origine o in quelli confinanti e nella classifica dei primi 10 paesi per rifugiati ospitati non compare nessuna nazione ricca (l’Italia è al 35° posto con 78.000, il Libano ospita da solo 1.120.000 rifugiati siriani). Ma l’Europa - spiega Msf - vive la migrazione come un’invasione minacciosa e risponde con politiche restrittive che peggiorano le cose: chiusura delle frontiere, respingimenti, ostacoli burocratici, detenzione e standard di accoglienza inadeguati – il tutto condito da un dibattito pubblico che spesso punta alla criminalizzazione dei migranti. Misure che non solo non sono efficaci ma spingono persone disperate ad alternative estreme, con gravi impatti sulla loro salute e sicurezza. Come la via del Mediterraneo, responsabile del 75% dei decessi lungo le rotte migratorie a livello globale: una trappola mortale, tanto da essere l’area più pericolosa per chi fugge nonostante l’Europa accolga meno del 10% dei rifugiati al mondo.

Oggi Msf offre assistenza medico-umanitaria a milioni di persone in fuga in 30 paesi. Nei sovraffollati campi per rifugiati siriani, nei deserti africani, nei boschi della Serbia, tra le montagne dello Yemen, lungo le strade dal centroamerica agli Stati Uniti, sulle isole greche e alle banchine dei porti siciliani, migliaia di medici, infermieri, psicologi, logisti di Msf (di cui circa 400 italiani) compiono i loro passi per raggiungerle e dare loro assistenza medica e psicologica, ai feriti e le vittime di violenze, alle madri nel dare alla luce i loro bambini, per campagne di vaccinazione o fornitura di cibo e acqua pulita.

Msf lancia dunque la campagna #Milionidipassi per raccontare i passi di chi è costretto a fuggire, i passi degli operatori umanitari per assisterli e quelli che tutti possono fare per sostenere questa azione. Per tutto l’anno, testimonianze, dibattiti, installazioni itineranti e iniziative sul web, come quella dello shoe-selfie, che invita tutti a inviare una foto e una storia delle proprie scarpe attraverso la app gratuita, per aderire alla campagna e sostenere l’azione di Msf www.milionidipassi.it. Si twitta #Milionidipassi @MSF_Italia.

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