Le aspiranti sindache sono solo il 20% del totale. In sei comuni su dieci in corsa ci sono solo uomini. E' quanto emerge da uno studio realizzato per l'Adnkronos dal Centro Studi Enti locali in occasione della tornata elettorale delle amministrative 2023 che, ad eccezion fatta per eventuali ballottaggi in comuni siciliani e sardi che si terranno tra l’11 e il 12 giugno, è ormai vicina alla conclusione.
Tra oggi e domani, infatti, saranno chiamati alle urne gli elettori residenti nei 41 comuni finiti al ballottaggio sulla base degli esiti registrati il 13 e 14 maggio e in quei 128 comuni della Sicilia e 39 della Sardegna per i quali questi due giorni coincidono con il primo turno. E in attesa dei bilanci di natura politica, per i quali occorrerà aspettare l’avvio dello spoglio, il Csel ha realizzato l’ormai consueto “bilancio di genere” sul totale dei candidati che sono stati protagonisti di queste consultazioni elettorali. Se sul fronte della politica nazionale, nell’arco dell’ultimo anno sono stati tagliati traguardi storici in questo ambito, non altrettanto sembra potersi dire in chiave locale. Per la prima volta nella storia repubblicana sia il ruolo di premier che quello di leader del principale partito di opposizione, sono ricoperti da donne. La speranza che questo cambio di paradigma al vertice potesse avere ripercussioni positive anche sulla base, sembra essere stata tradita dai freddi numeri che suggeriscono un quadro pressocché immutato rispetto agli anni precedenti. Le liste elettorali continuano ad essere profondamente squilibrate e la rappresentanza maschile in ambito elettorale resta assolutamente preponderante, soprattutto quando si guarda alla voce dei candidati sindaci.
Stando a quanto emerso da una ricerca condotta da Centro Studi Enti Locali, basata sull’analisi delle liste dei candidati coinvolti nelle elezioni amministrative 2023 delle regioni a statuto ordinario (fonte Ministero dell’Interno), le donne rappresentano solo il 20% dei candidati sindaco. Il passo avanti compiuto rispetto all’anno precedente, in cui le candidate si erano fermate al 19%, è praticamente impercettibile. Del tutto invariata la percentuale di comuni nei quali c’è una completa assenza di candidate che ambiscano a conquistare la fascia tricolore. In ben 6 comuni su 10 – esattamente come nel 2022 - gli elettori hanno avuto la possibilità di scegliere il proprio sindaco unicamente tra candidati di sesso maschile. La situazione diametralmente opposta, vale a dire i casi in cui la competizione elettorale è stata una questione tutta femminile, si è verificata solo in 24 comuni delle regioni a statuto ordinario. In termini percentuali, si tratta del 4% degli enti coinvolti dalle elezioni amministrative, proprio come l’anno precedente. Sedici di questi comuni sono localizzati nel nord del Paese, tre al centro (due in Toscana e uno nel Lazio) e quattro al sud (uno in Campania, uno in Puglia e due in Basilicata).