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Terrorismo: imam Pallavicini, no conversioni in rete, è Islam irregolare

03 luglio 2015 | 16.03
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Terrorismo: imam Pallavicini, no conversioni in rete, è Islam irregolare

Bisogna stare attenti alle "'conversioni sbagliate', quelle di chi, anche in Italia, pensa di cambiare religione per giustificare una rivolta contro l'Occidente" e a un "Islam irregolare" che nasce dall'uso sbagliato di Internet che "non può mai sostituire il valore della relazione con un imam, così come con un rabbino o un sacerdote". A mettere in guardia dai rischi di chi usa la fede islamica per giustificare il progetto di adesione alla battaglia dell'Isis, anche alla luce della recente indagine sul terrorismo internazionale che ha portato all'arresto di una famiglia italiana in provincia di Milano, è Yahya Sergio Pallavicini, vicepresidente del Coreis, la comunità religiosa islamica italiana, e imam della moschea Al-Wahid di Milano, intervistato dall'Adnkronos.

Pallavicini invita a una riflessione più ampia sull'utilizzo della tecnologia, richiamando anche la posizione di papa Francesco che, ricorda, "nella sua enciclica sottolinea che in sé non è un male. L'importante è capire quale uso ne vogliamo fare. Se uno vuole farsi il cristianesimo, l'ebraismo o l'islam su internet è libero di farlo ma noi, come referenti musulmani, dobbiamo dire che è un Islam irregolare, che crea un terreno fertile per cose negative".

E' importante però anche, avverte, una considerazione che guardi alla dimensione reale del fenomeno, e che sgomberi il campo sia dalla sottovalutazione sia da qualsiasi allarmismo. "Se vogliamo essere seri dobbiamo sapere che per fortuna sono pochissime le persone che, in oriente come in occidente, in Europa e anche in Italia, si lasciano suggestionare da questa barbarie del terrorismo di matrice islamista. Dobbiamo stare attenti: non possiamo essere troppo buoni ma neanche drammatizzare".

"Grazie a Dio - osserva ancora Pallavicini - per il momento in Italia non è successo nulla, le forze di prevenzione e di coordinamento della sicurezza hanno saputo monitorare e agire prevenendo le situazioni, ma tutte quelle che sono state scoperte hanno dimostrato che si trattava di singole cellule impazzite che non avevano a che fare con nessun movimento, nessuna moschea, nessuna comunità. Sono importanti anche i numeri, i criminali sono comunque una minoranza. Bisogna fare i conti con le proporzioni o si rischia di alimentare la fobia".

Quanto alle forze politiche che, al contrario, cavalcano la paura e chiedono la chiusura dei luoghi di culto, il vicepresidente del Coreis non ha dubbi: "strumentalizzano gli omicidi e le morti accaduti in altre aree geografiche e mi sembra abbiano uno scarso rispetto della vita umana e soprattutto della nobiltà della funzione della politica come gestione del bene comune. Credo sia sciocco pensare che siccome alcuni mafiosi vanno in chiesa si debbano chiudere tutte le chiese. Dobbiamo attaccare e sgomberare qualsiasi confusione tra mafia e una certa nazionalità e allo stesso modo attaccare i criminali e sapere che la teologia islamica non ha nulla a che fare con la loro pretesa di legittimità".

La ricetta giusta, dunque a giudizio di Pallavicini, è quella indicata anche dal ministro dell'Interno Angelino Alfano: "tutelare chi vuole pregare con onestà, che sia ebreo, cristiano, musulmano, buddista o indù, e avere misure di prevenzione di grande rigore nei confronti dei criminali. Da musulmano italiano, io sono a fianco delle forze politiche sagge e delle forze dell'ordine, nella comune lotta non solo a tutti i criminali ma persino a quelli che fanno un cattivo uso della mia religione e che considero doppiamente criminali".

L'Italia, ricorda infine l'imam "ha già vinto sia sul terrorismo di estrema sinistra sia su quello di estrema destra, e anche in questo caso nessuno ha mai pensato che siccome c'erano a destra il Nar e Ordine nuovo e a sinistra le Brigate Rosse e Lotta continua tutti gli italiani che avessero una visione conservatrice o progressista della politica fossero neonazisti o brigatisti. Più che demonizzare un gruppo creando dei ghetti cerchiamo di distinguere la parte maggioritaria che è sana e insieme arginare e prevenire situazioni che sono al di fuori del controllo".

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