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Sanità: 'dottor smartphone' promosso da internisti, alleato diagnosi

20 maggio 2015 | 17.21
LETTURA: 4 minuti

Una foto inviato dal telefonino o dal tablet può fare la differenza. In un editoriale sulla rivista degli internisti italiani il caso dell'orticaria 'fantasma' che scompariva all'ingresso in ospedale. Smascherata grazie a un selfie

(foto Infophoto)
(foto Infophoto)

Strane macchie rosse o eruzioni cutanee misteriose che compaiono sulla pelle a casa, ma che scompaiono subito dopo l'arrivo in pronto soccorso o il ricovero in ospedale. Può accadere ad alcuni pazienti con malattie complesse, a volte rare, di competenza del medico internista. E in questi casi una foto scattata al momento giusto e inviata allo specialista può fare la differenza tra una diagnosi precoce o un'odissea fra 'camici bianchi' prima di arrivare a un responso.

Dopo 'dottor Google' arriva 'dottor smartphone': ma mentre il primo viene spesso additato come responsabile di autodiagnosi errate che alimentano pericolosi rimedi fai-da-te, il secondo viene promosso da un editoriale appena pubblicato sull''Italian Journal of Medicine', rivista ufficiale della Fadoi, società scientifica della medicina interna, a firma di Antonino Mazzone che dirige il Dipartimento di Area medica dell'azienda ospedaliera 'Ospedale Civile' di Legnano, nel Milanese.

"A chi soffre di malattie rare capitano ogni tanto manifestazioni transitorie che appaiono e scompaiono all'improvviso, complicando l'iter diagnostico - spiega lo specialista ematologo all'AdnKronos Salute - In questi casi iPhone e iPad possono rappresentare uno strumento diagnostico prezioso, utile anche a ridurre il rischio clinico e ad aumentare l'appropriatezza nella pratica medica". Un nuovo approccio organizzativo che sfrutta il 'buono' delle nuove tecnologie, a beneficio del paziente e del Servizio sanitario nazionale.

Il caso dell'orticaria 'fantasma' che scompariva appena dopo il ricovero

"L'utilizzo in campo medico delle applicazioni di smartphone e tablet è frequente - si legge nell'editoriale di Mazzone, ex presidente della Fadoi e ora responsabile dei rapporti con società scientifiche e istituzioni - Sono spesso usate, ad esempio, per diagnosticare la fibrillazione atriale, promuovere l'attività fisica o 'tele-consultare' rapidamente gli esperti riguardo a traumi muscolo-scheletrici o a patologie dermatologiche".

Ma l'esperienza del team legnanese ha dimostrato l'utilità delle nuove tecnologie anche "nei pazienti affetti da patologie internistiche complesse che comportano difficoltà diagnostiche": dalle vasculiti generiche alla porpora di Henoch-Shönlein, dalla malattia reumatologica di Still al vasospasmo noto come fenomeno di Raynaud, frequente 'spia' di patologie come Lupus eritematoso sistemico e sclerodermia. "Le lesioni a volte sono transitorie e spesso diventa impossibile operare una diagnosi e predisporre il successivo iter terapeutico". In questi casi "l'aiuto della tecnologia può essere determinante", assicura l'esperto che correda l'editoriale con le foto di un caso "emblematico" di orticaria allergica 'fantasma': "Appariva ma poi scompariva poche ore dopo il ricovero del paziente nel Dipartimento di medicina interna", come dimostrano le 2 immagini del 'prima' e 'dopo'.

In pazienti del genere "la malattia non sarebbe mai stata diagnosticata in assenza delle immagini scattate dalla persona colpita. Per questo - conclude Mazzone - mi sento di affermare che un utilizzo corretto e finalizzato della tecnologia nell'ambito della salute potrà apportare sostanziali benefici sia sul versante diagnostico che su quello clinico, e può rappresentare un nuovo ed efficace approccio organizzativo di assistenza sanitaria che avrà incidenza sulla riduzione del rischio clinico e contemporaneamente sull'aumento dell'appropriatezza nella pratica medica".

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