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Musica: Concato, mancano gli autori, manca la 'ciccia'

10 maggio 2017 | 14.10
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Fabio Concato sulla copertina di 'Gigi'
Fabio Concato sulla copertina di 'Gigi'

Nella musica italiana di oggi 'manca la 'ciccia'". Lo dice il cantautore Fabio Concato, conversando con l'Adnkronos in occasione dell'uscita, il 12 maggio, del suo album 'Gigi': "Recentemente, con Fabrizio Bosso, mi sono permesso di cantare brani di quaranta, cinquanta anni fa, cose di Lauzi, Endrigo, Tenco, Pino Daniele, e mi sembra che funzionino ancora. Mi domando cosa canteranno fra quarant'anni quelli che allora avranno la mia età di oggi; mi auguro che cantino anche cose di questi anni perchè significherà che hanno la qualità per resistere al tempo, ma sinceramente ho i miei dubbi: mi sembra che oggi in Italia manchino gli autori, manchi la 'ciccia'". "E' vero che i tempi cambiano ma perchè non devono esserci più la melodia, l'armonia?! La musica non può essere fatta di due accordi, diventare un tormentone, ricorrere alla parolaccia, allo slogan", aggiunge Concato che poi passa dalle critiche ai complimenti e riferendosi all'ultimo 'Concertone' del primo maggio, si rammarica che "alcune delle band che ho sentito in quella occasione, alcuni di quei giovani artisti si vedono troppo poco, non hanno abbastanza visibilità, andrebbero promessi meglio e di più e non 'legati' solo a un certo tipo di occasioni, di spazi", come dire che la via del pop è larga e bisogna riempirla tutta.

Il cantautore milanese, Piccaluga il suo vero cognome, non ha peli sulla lingua anche perchè, dice, "alla mia età (64 anni, ndr) mi sento libero di fare un po' quel che voglio", come nel suo ultimo disco in uscita il cui titolo 'Gigi' è una maxi dedica al padre: "Di mestiere era un rappresentante di occhiali ma aveva un talento e una sensibilità musicali notevoli, come in molti gli hanno riconosciuto, e con lo pseudonimo Gigi Concato, il cognome di sua madre, mia nonna, faceva il chitarrista e l'autore jazz". Il disco contiene soprattutto brani storici di Fabio Concato ma lui alla domanda provocatoria se sia un disco per vecchi ridacchia, scuote la testa e risponde: "Ma no! E' album molto sincero, forse persino un po' tenero, con molto amore verso il jazz e verso la grande musica brasiliana, che sono senza età, e verso chi me li ha fatti conoscere. Tutte le canzoni sono mie, riarrangiate in chiave jazzistica", con il contibuito fondamentale di Paolo Di Sabatino e del suo trio, ormai da anni campagni di avventure di Concato. Avventure iniziate nel 1974 all'insegna del cabaret nello storico Derby di Milano con il gruppo 'I mormoranti'. Un'esperienza che sopravvive nelle performance live di Concato: "Sono ancora abbastanza scemo - rivendica ridendo il cantautore - mi diverto e a volte, mi dicono, riesco a far divertire e anche a far riflettere con quello che penso a voce alta fra un pezzo e l'altro. La scuola del cabaret mi è servita, è stata una palestra pazzesca. Mi è rimasta forte quella voglia di comunicazione e condivisione che era propria degli anni '70. Per me i concerti sono anche e soprattutto l'occasione per farmi conoscere davvero, non mi limito a 'recitare' brani ma cerco di mostrarmi per quello che sono".

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