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Agricoltura: Confagricoltura, quella 3.0 nostro obiettivo prioritario

26 novembre 2015 | 11.04
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Agricoltura: Confagricoltura, quella 3.0 nostro obiettivo prioritario

“L’agricoltura 3.0, quella innovativa e smart, attenta all’ambiente e intelligente è il nostro obiettivo prioritario. Per essere sempre più competitivi, produrre di più ma a minore impatto ambientale, per un filo diretto con i consumatori in Italia e all’estero (anche attraverso l’e-commerce), è fondamentale l’innovazione. Attraverso l’innovazione colturale, tecnologica, digitale, e le reti associative e di interconnessioni si è avviato il processo di cambiamento che stiamo vivendo, ma che andrebbe accelerato considerevolmente e vissuto in profondità”. Lo ha sottolineato il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, che - con il direttore generale, Luigi Mastrobuono, e il presidente dei Giovani Agricoltori dell’organizzazione, Raffaele Maiorano - ha partecipato ieri al convegno del Cnr su 'Rete, innovazione in agricoltura, digital divide'.

Il presidente di Confagricoltura ha, quindi, ricordato come l’innovazione tecnologica sia sotto gli occhi di tutti. “Ecosostenibilità, agricoltura di precisione, energia alternativa, robotica, droni, trattori automatizzati, macchinari che ‘leggono’ il grado di maturazione dei prodotti raccolti, sono alcuni esempi - ha ricordato - che indicano un percorso di profonda trasformazione dell’attività produttiva. Che porta anche notevoli vantaggi economici sul piano della riduzione degli sprechi in termini di superficie lavorata, minore uso di fertilizzanti e di acqua, aumento del valore aggiunto, ma anche di contenimento dell’impatto sul suolo e delle emissioni di gas serra".

"Deve esserci, però, un rapporto sempre più stringente tra ricerca e agricoltura e va perseguita una strada italiana alla genetica con tecniche nuove che mantengono praticamente intatta l'identità genetica 'tipica' della pianta e che sono quindi perfette per un'agricoltura basata sulla tipicità com'è la nostra”, ha avvertito.

Dal canto suo, il direttore generale di Confagricoltura, Luigi Mastrobuono, ha posto l’accento sul digital divide. Quello che divide Nord e Sud del Paese, metropoli e campagna, è quello culturale; quindi, ha ricordato i dati emersi al ‘Digital day’ dei giorni scorsi: gli italiani che possiedono abilità informatiche medie o alte sono appena il 54%. Siamo lontani dall’80% di Finlandia e Norvegia. Neppure il 18% dei lavoratori ha ricevuto un’infarinatura informatica durante il proprio percorso di studi, mentre la media europea è del 30%.

“Superare il digital divide nel Paese, e soprattutto nelle campagne, è un problema di infrastrutture - ha commentato Luigi Mastrobuono - ma anche di informatizzazione. Il sistema Paese è indietro alla media europea per la velocità delle connessioni; solo il 36,3% delle abitazioni è coperta dalla banda ‘ultra larga’, contro una media europea del 68,1%. Solo la Grecia ha una percentuale inferiore alla nostra. Non abbiamo dati aggiornati sull’informatizzazione delle aziende agricole; quelli del censimento agricolo di cinque anni fa rilevavano che sono poco più di 60 mila le aziende agricole che utilizzano abitualmente il computer e circa 20 mila quelle che usano la rete Internet. C’è comunque un nucleo vitale di imprenditori che sta proiettando in avanti l’agricoltura italiana e che costituisce quella ‘minoranza trainante’ portatrice di una moderna cultura del fare azienda”.

“Dagli imprenditori più giovani - ha osservato il presidente dei Giovani di Confagricoltura, Raffaele Maiorano - sta venendo una spinta forte al cambiamento. Sono loro i veri protagonisti di questa rivoluzione culturale che spesso trova resistenze 'generazionali' proprio all’interno dell’azienda. Serve procedere secondo dinamiche differenti dal passato per frenare l’emorragia di aziende giovani dal mercato (-27,4% in cinque anni) e sostenere progetti innovativi specifici e concreti, che permettano di abbattere i costi delle innovazioni, anche attraverso la sharing economy, ma soprattutto avvicinando il mondo della ricerca a quello delle imprese. Va creato poi un ‘tavolo dell’innovazione’ per raccordare ricerca e politica con le esigenze delle imprese, oltre ad uno sportello ‘anti-divide’ per i giovani”.

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