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Confcommercio, dal 2007 persi 20mila euro di ricchezza procapite

16 maggio 2019 | 13.22
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Sangalli: "La crescita perduta negli anni sembra irrecuperabile"

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli (Foto Adnkronos)
Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli (Foto Adnkronos)

(di Andrena d'Aquino)

Dal 2007 ad oggi sono andati persi oltre 20mila euro di ricchezza procapite e nel settore immobiliare si valutano perdite di oltre 10mila euro pro capite. Stando all'Outlook Italia 2019 di Confcommercio-Censis, presentato alla presenza del presidente dell'associazione Carlo Sangalli, analizzando i dati sui co nsumi, negli ultimi 13 anni si rileva un calo di 1.048 euro procapite. E va ancora peggio se si guarda al dato sul reddito disponibile (-1.887 euro pro capite) e alla ricchezza finanziaria (-9.619 euro pro capite). Unico dato in crescita tra il 2007-2019 riguarda l'ammontare dei contanti e dei depositi a vista che si attesta a 3.470 euro pro capite.

"La crescita perduta negli anni sembra irrecuperabile. Dal 2007 a oggi abbiamo perso circa 20mila euro di ricchezza pro capite" e "di fronte a questa situazione serve un progetto credibile di riforma fiscale e taglio delle tasse" ha scandito il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. Il numero uno dell'associazione ha indicato che per realizzare questo obiettivo "bisogna ridurre la spesa pubblica, dismettere il patrimonio pubblico e recuperare le risorse dal contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale". "Solo così -ha osservato- si darà una prospettiva nuova, diversa e migliore alle famiglie e alle imprese".

La fiducia di famiglie e imprese, ha commentato ancora Carlo Sangalli, "è in calo da diversi mesi, un fenomeno che spiega la fragilità degli investimenti, della produzione e dei consumi" ha argomentato ancora il numero uno di Confcommercio. Per Sangalli, infine, l'incertezza che emerge dall'Outlook "induce al risparmio precauzionale e le spese obbligate frenano la propensione al consumo". Per questo, "resta l'abbandono chiaro e definitivo delle clausole di salvaguardia sull'Iva" ha scandito infine Sangalli.

Insomma, se la recessione economica in Italia è "tecnicamente superata" però sono in "pochi" a credere nella ripresa. Tanto che gli analisti dell'Outlook Italia 2019 rilevano che sul fronte della fiducia delle famiglie arrivano segnali contraddittori e quasi la metà degli italiani, tra il 30% ed il 40% dei nostri connazionali, "non è neppure in grado" di dire se crede nelle scelte economiche del Paese oppure no.

Nell'analisi di Confcommercio-Censis, a maggio di quest'anno il saldo fra 'ottimisti' e 'pessimisti' sul proprio futuro prossimo continua infatti ad oscillare e la fiducia delle famiglie appare contraddittoria, con una frazione di risposte "Non so" che ormai va ben oltre il 30% rispetto al 20% del primo trimestre del 2006 o al 10,5% di indecisi registrati a giugno 2009. "Il rischio è che questi 'Non so' si trasformino in pessimismo" conclamato, ha commentato il direttore dell'Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, illustrando la ricerca. Insomma, ha osservato Bella, "la recessione è superata tecnicamente, ma siamo a livelli di crescita talmente esigui che siamo dentro l'errore statistico, pochi credono alla ripresa" e "la sensazione di sfiducia e paura c'è ed è abbastanza netta".

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