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Crisi: Confindustria frena su ripresa, per Squinzi per ora non grande ripartenza

06 febbraio 2015 | 18.09
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Confindustria frena sulla capacità di una ripresa vigorosa del Paese nel corso dell'anno. I dati di dicembre e gennaio, infatti, non sembrerebbero profilare segnali di grande ripartenza. Squinzi raffredda gli entusiasmi dopo i dati in "rosa" della scorsa settimana. E la crisi morde ancora: -20mila imprese artigiane nel 2014

(140122) --  - INFOPHOTO
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Confindustria 'frena' sulla possibile crescita del Paese fin dai primi mesi del 2015. A ben guardare, infatti, i dati che cominciano ad affluire tra dicembre e gennaio non sembrano profilare "una grande ripartenza". E' lo stesso presidente di Viale dell'Astronomia, Giorgio Squinzi, a raffreddare l'entusiasmo con cui erano state accolte, pochi giorni fa, le previsioni del Centro studi di Confindustria (twittate anche dall'area di governo) per il quale un insieme di fattori positivi, dal calo del prezzo del petrolio al quantitative easing, sarebbero riusciti ad assestare all'economia una spinta potenziale del 2,1% sul Pil.

"Il dato indicava una crescita potenziale del 2,1% nel 2015 per l'Italia, non è una previsione del Pil ma una "estrapolazione teorica" di fattori positivi "che se si confermeranno tali nel 2015" potrebbero portare a "cambiamenti forti", chiarisce oggi Squinzi la cui opinione personale, invece, è molto ma molto "più prudente". Secondo i dati che la stessa Confindustria sta raccogliendo sul mese di dicembre e gennaio , infatti, non ci sarebbero segni "di una ripartenza alla grande" anche se, riconosce, "qualcosa certamente sta cambiando, per le condizioni che si stanno verificando all'esterno", dice.

E che la crisi stia ancora mordendo la carne viva del sistema di produzione italiano lo attesta un report di Unioncamere secondo cui nel 2014 almeno 20mila imprese artigiane hanno chiuso i battenti. Un dato negativo anche se in miglioramento rispetto al 2013, anno record con una saldo tra 'nascite' e cessazioni di quasi 28mila aziende. La frenata però, si legge nel dossier, "non è stata sufficiente ad invertire il segno del saldo per via del nuovo record negativo stabilito dalle aperture di nuove imprese artigiane: nel 2014, infatti, sono state solo 88.498, il dato più contenuto degli ultimi otto anni".

Complessivamente sono 1.382.773 le imprese artigiane esistenti in Italia: tengono le società di capitale così come le società di servizio alle imprese (+2.007 unità, per una variazione percentuale della stock di imprese del settore del 4,45%). Male invece il settore delle costruzioni (-13.111 unità).

Geograficamente peggiora il Sud , in ulteriore contrazione nel 2014 (-2,41% contro -2,01% del 2013), mentre frena la caduta il Centro-Nord. Non si arrende però Confartigianato. “Nel 2014 sono nate 340 imprese artigiane al giorno. Segno che l’artigianato è ancora il motore produttivo dell’Italia. Nonostante si faccia di tutto per ingolfarlo”, commenta il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti.

“La volontà degli artigiani di fare impresa – sostiene - non si è spenta. Ma ci vuole un carburante efficace per alimentarla. Noi abbiamo fatto e continuiamo a fare tutto il possibile. Potremmo fare molto di più se sulla nostra strada non trovassimo continui ostacoli: dal peso del fisco alle complessità burocratiche, dalle difficoltà di accesso al credito all’inefficienza dei servizi pubblici. Basti pensare alle recenti misure sui crediti Iva, split payment e reverse charge, che, per contrastare l’evasione, colpiscono le imprese oneste”, conclude.

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