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Confindustria: in 13 anni produzione industriale -25,5%, persi 1mln 160 mila addetti

04 giugno 2014 | 11.37
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Confindustria: in 13 anni produzione industriale -25,5%, persi 1mln 160 mila addetti

Roma, 4 giu.(Labitalia) - Profondo rosso per la produzione industriale italiana nel contesto mondiale: tra il 2000 e il 2013 infatti la manifattura made in Italy è crollata del 25,5%. Ed è proseguita la massiccia erosione della base produttiva: dal 2001 al 2013, la crisi ha fatto perdere al Paese circa 1 milione 160mila occupati e bruciato oltre 120 mila fabbriche.

Un malessere profondo da cui non è comunque immune l'Europa, "fiaccata da politiche di bilancio, dal credit crunch e da un euro forte che rallenta le esportazioni verso il resto del mondo", ma che è costretta a competere con un livello della produzione dell'industria manufatturiera mondiale che nello stesso periodo cresceva del 36%. E' questa la fotografia in bianco e nero, dal titolo evocativo "In Italia la manifattura si restringe", che il centro studi di Confindustria affida al Governo per sollecitare, ancora una volta, "l'urgenza dell'iniziativa politica per mettere al centro il settore manufatturiero".

Ma l'analisi di viale dell'Astronomia, nonostante "il quadro impietoso", non è del tutto pessimista: se in "in sei anni il Paese e' passato dal quinto all'ottavo posto nella graduatoria internazionale dei maggiori paese produttori" resta comunque "un ottimo piazzamento" considerata la "fisiologica avanzata dei paesi emergenti". E' infatti il Brasile a scavalcare l'Italia nella classifica mondiale dei paesi produttori.

Tra le cause che intrecciandosi e accavallandosi tra loro portano a questo declino industriale, Confindustria addita ancora "il calo della domanda interna, l'asfissia del credito, l'aumento del costo del lavoro slegato dalla produttività e la redditività che ha toccato nuovi minimi".

A crollare, nella produzione made in Italy, l'industria dei computer e macchine per ufficio , "quasi azzerata", i tabacchi, "più che dimezzata" anche nell'elettronica e nell comparto automobilistico.

Male anche il settore tessile , "prossimo al 50% della produzione iniziale", così come la pelletteria ed il legno. Marcia positivamente invece e hanno retto alla crisi meglio di tutti, il settore alimentare, "in crescita del 7,2%", l'industria cartaria e l'abbigliamento.

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