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Confindustria

28 gennaio 2015 | 16.23
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Il crollo del prezzo del petrolio, la svalutazione dell'euro, e la diminuzione dei tassi creeranno una spinta sul Pil del 2,1% nel 2015 e di un aggiuntivo 2,5% nel 2016.E' il Centro studi di Viale dell'Astronomia a fotografare così la possibile crescita dell'economia italiana

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Alla fine, la luce in fondo al tunnel si intravede. Per l’economia italiana, infatti, "il 2015 si sta sempre più annunciando come l’anno spartiacque, perché termina la lunga e profonda recessione iniziata nel 2008 e tornano le variazioni positive per Pil e occupazione. Che probabilmente si riveleranno molto superiori alle previsioni correnti, anche a quelle più recenti". E' il Centro Studi Confindustria, nel rapporto Congiuntura flash, a sancire così la fine della crisi economica.

Un profondo migliroamento he si deve, dicono gli economisti di Viale dell'Astronomia, in parti molto disuguali, a tre ordini di fattori. Il primo, è dato dalla "combinazione molto favorevole di elementi esterni, una vera manna dal cielo: crollo del prezzo del petrolio, svalutazione del cambio dell’euro, accelerazione del commercio mondiale, diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine". Sommando i loro effetti, pur sulla base di "ipotesi prudenti", si arriva infatti, dice il Csc, "a una spinta per l’Italia pari al 2,1% del PIL nel 2015 e a un aggiuntivo 2,5% nel 2016".

Impulsi espansivi "che restano sostanziosi anche una volta 'fatta la tara' al loro pieno concretizzarsi per tener conto delle difficoltà del contesto di grave crisi", prosegue la nota. Il secondo fattore, "sono le politiche più orientate alla crescita, che daranno maggiore sostegno all’occupazione e agli investimenti, grazie anche alla flessibilità conquistata a Bruxelles".

"Il terzo fattore sono gli indicatori congiunturali che segnalano la stabilizzazione della domanda interna e della produzione, offrendo una buona base di ripartenza; in altre parole, non occorre più arrestare la retromarcia prima di ricominciare ad avanzare". Il tutto, conclude il Csc, al netto dell'Expo "che darà un apporto non marginale". D’altra parte, annota ancora il Csc, petrolio, cambio e tassi molto più bassi aiuteranno l’intera Eurozona, principale sbocco delle produzioni italiane. Con gli USA tornati a essere locomotiva number one, la Cina in rallentamento pilotato e l’India in accelerazione, il quadro internazionale resta propizio all’avvio della ripresa, nonostante le difficoltà di Russia e Brasile. "I primi concreti indizi di svolta non tarderanno a manifestarsi nelle statistiche", concludono gli economisti di viale dell'Astronomia.

In migliroamento anche l'occupazione. E' infatti prevedibile un "rimbalzo" dell'occupazione nei primi mesi del 2015 con cui archiviare quel -0,2% registrato tra ottobre e novembre 2014 dovuto alla volontà delle imprese di "rinviare" le assunzioni in attesa che fosse operativa la riforma del mercato del lavoro effettuata con il Jobs Act. In novembre, infatti, si legge ancora nel Report, l’occupazione è calata di 48mila unità che, sommate alle 65mila perse a ottobre, portano la variazione nel bimestre autunnale a -0,2% rispetto al terzo trimestre. "Questi dati sembrano mettere in forse il quadro di stabilizzazione degli occupati delineatosi da fine 2013; tuttavia, la diminuzione dello stock di persone con lavoro potrebbe riflettere il fatto che le imprese abbiano rinviato assunzioni al 2015, in vista dei cambiamenti normativi in atto e dei benefici contributivi appena introdotti". Se dunque questa fosse la spiegazione, allora, dicono ancora gli economisti di viale dell'Astronomia, "è prevedibile un’ulteriore flessione a dicembre, seguita da un rimbalzo nei primi mesi del 2015".

Le aspettative delle imprese sull’occupazione, d'altra parte, sono in miglioramento: il saldo delle risposte di quelle sopra ai 50 dipendenti è per i primi tre mesi del 2015 pari a -8,1 (da -8,6 del trimestre precedente e -13,9 di un anno fa). Quanto al tasso di disoccupazione, questo ha toccato in novembre il massimo storico: 13,4% (+0,1 mensile) ma l’aumento rispetto al 12,4% dell’ultimo quarto 2013 è, conclude la nota Csc, principalmente dovuto all’espansione della forza lavoro (+1,0% da fine 2013).

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