Sta vivendo una nuova giovinezza la figura di Giacomo Boni. Da qualche giorno è online e in libreria, per i tipi di Altaforte, la più estesa biografia del 'vate del Palatino' mai pubblicata: "Scavi, misteri e utopie della Terza Roma", di Sandro Consolato. Tra i maggiori archeologi e cultori della romanità dell’epoca moderna, Boni segnò la storia dell’archeologia romana con scoperte nel Foro e sul Palatino che lo resero celebre in tutto il mondo. Una per tutte, il Lapis niger, 'venuto alla luce' il 10 gennaio 1899.
Figura originalissima e poliedrica, nazionalista mistico e nostalgico del paganesimo, Boni inseguì l’utopia di una Terza Roma che ridesse un primato all’Italia nel mondo, avvicinandosi prima a Crispi e Sonnino, poi a Mussolini, il che contribuì, unitamente a già preesistenti pregiudizi nei suoi confronti da parte del mondo accademico italiano, ad obliarne a lungo la figura. Nel quadro della riscoperta e rivalutazione di Boni iniziate con il nuovo secolo, il saggio di Consolato si segnala per l’unire il rigore scientifico alla capacità di rendere comprensibile e appassionante a un vasto pubblico colui che fu chiamato anche “il Mago del Palatino”, dando particolare rilievo alle sue idee religiose, in cui si fusero paganesimo classico, francescanesimo, spiritualità indiana, taoismo e shintoismo.