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Consulta: Boldrini, tempo scaduto, Parlamento non può bloccare Corte

03 dicembre 2015 | 15.52
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Laura Boldrini - (Infophoto)
Laura Boldrini - (Infophoto)

Dopo l'ennesima fumata nera, sui tre giudici della Consulta di nomina parlamentare è ancora impasse. In conferenza dei capigruppo, a Montecitorio, la presidente della Camera Laura Boldrini ha strigliato i partiti: "La situazione è critica, il calendario delle prossime due settimane fitto di impegni. Voglio evitare il punto in cui il Parlamento è responsabile del mancato funzionamento della Corte. Il tempo è scaduto", ha avvertito. La presidente ha poi sentito il presidente del Senato Pietro Grasso, convenendo di riconvocare la seduta al 14 dicembre, ore 15.

"Mi auguro che i prossimi giorni siano impiegati dalle forze politiche - l'auspicio della presidente - per costruire finalmente un’intesa capace di portare all’elezione dei tre giudici mancanti. Qualora neanche la seduta del 14 dovesse risultare decisiva, procederò - compatibilmente con gli importanti temi all’ordine del giorno dell’Aula - a convocazioni quotidiane alle ore 19". Anche Grasso stigmatizza quanto avvenuto in aula. "Non si può nascondere che il Parlamento sta dando una brutta immagine delle istituzioni rappresentative'', sottolinea il presidente del Senato che invita le forze politiche a "trovare il consenso più ampio possibile sulla terna", dei nomi da votare, in modo da restituire il plenum alla Consulta entro la fine dell'anno.

In capigruppo le forze politiche di maggioranza avevano chiesto di tornare a votare sulla Corte Costituzionale il prossimo 15 dicembre, mentre Sel, M5S e Fdi si erano dette pronte ad andare avanti ad oltranza. "Noi siamo disponibili ad un accordo come finora - ha assicurato il presidente dei deputati di Fi Renato Brunetta - ma auspichiamo il massimo coinvolgimento delle forze politiche e delle culture presenti in Parlamento". Chiede una riflessione anche il M5S, ma rivolgendosi al Pd, invitato ad interrogarsi su un "metodo che non dà atto al valore della Consulta. E' strano - ha sentenziato il capogruppo Giorgio Sorial - che il Pd abbia chiesto il voto tra due settimane, probabilmente devono ragionare e aspettare le indicazioni di Renzi. Per noi servono nomi di alto profilo non riconducibili ai partiti: non vogliamo i loro tentacoli sugli organi costituzionali". Ma anche tra i dem qualcosa si muove. Roberto Speranza, ex capogruppo ed esponente di prima linea della minoranza interna, su Twitter chiede di "riaprire il dialogo vero con tutte le forze politiche. No patti ad excludendum. Basta picchiare la testa al muro sui giudici della Consulta". Intanto il grillino Alessandro Di Battista fa i conti in Aula: le 29 fumate nere sulla Corte sono finora costate ai cittadini milioni e milioni di euro. "Cento sedici ore per 112.500 euro - accusa il 5 Stelle - fanno 13.050.000 bruciati per la vostra spartizione di poltrone".

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