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Conte ad Assisi: "Covid nemico non ancora sconfitto"

04 ottobre 2020 | 12.24
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E il premier cita la nuova enciclica del Papa 'Fratelli tutti'

Afp
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"Questa pandemia ci ha reso coscienti del valore della relazione, della cura. Abbiamo compreso di essere fratelli tutti, come scrive il Papa nella sua terza enciclica sulla fraternità e l'amicizia sociale, firmata proprio ieri e ispirata fin dall'inizio dal messaggio di San Francesco". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parlando ad Assisi in occasione delle celebrazioni di San Francesco patrono d'Italia. Conte ha quindi ricordato che "dalla crisi sanitaria, che si è trasformata inevitabilmente in crisi economica e sociale, possiamo trarre" l'insegnamento sul "valore dell'unità e della fiducia. Tutto il Paese ha sperimentato una solidarietà diffusa, piccoli e grandi gesti di altruismo, di solidarietà hanno mostrato quanto l'altro, il nostro vicino, il prossimo, anche se sconosciuto, interpelli le nostre coscienze e con il suo sguardo, soprattutto nel momento del bisogno, sia in grado di disvelare la nostra stessa umanità. Ci siamo sentiti tutti parte di un comune destino".

"La drammatica crisi sanitaria, causata dal'epidemia da Covid 19, ci sta riproponendo interrogativi fondamentali sulla vita e sulla morte. I mesi difficili, quelli più acuti della pandemia, ma anche quelli attuali, ci portano a ripensare a ciò che veramente conta nella vita", ha continuato Conte.

"Siamo consapevoli che il nemico non è stato ancora sconfitto, siamo consci di non poter però disperdere tutti i risultati fin qui raggiunti a prezzo di molti sacrifici", ha detto.

"L'uomo contemporaneo - ha proseguito il premier - ha dovuto misurarsi con la fragilità della sua condizione, con l'angoscia, con lo smarrimento di dover affrontare un nemico invisibile, e quindi un nemico che ha sconvolto le nostre esistenze, causando diffusi sentimenti di inquietudine anche di rabbia, condizioni marcate di sofferenza".

"Da questa drammatica esperienza traiamo, come primo fondamentale insegnamento, il valore dell'essenziale, di quello che veramente conta, di ciò che, pur rimanendo spesso invisibile agli occhi, è decisivo per l'esistenza".

"E in questo senso - ha detto ancora Conte - il messaggio di Francesco appare di straordinaria modernità: nel suo amore per la vita semplice, autentica, come ricorda l'antica preghiera di san Damiano, cogliamo la chiave per interpretare il tempo presente e i bisogni più profondi dell'umanità, al di là dell'attenzione al superfluo, che nel corso degli anni ci ha così distratti da farci smarrire il senso più autentico del nostro vivere insieme".

"Francesco, come altre poche figure nella storia universale, parla all'uomo di ogni fede, di ogni cultura, di ogni tempo, con un chiaro messaggio di autentico abitante della Terra, di sensibile figlio del creato. Francesco, con la sua ricca umanità, spiritualità, ci parla oggi forse più che mai", ha detto.

"L'Italia che sta faticosamente uscendo dalla pandemia dovrà essere una comunità rigenerata. Siamo chiamati a volgere lo sguardo al futuro, abbracciando con coraggio, con fiducia, una prospettiva di rinascita, di autentica conversione verso un modello di sviluppo più equo, più solidale, più sostenibile, più attento all'ambiente, orientato al pieno, integrale sviluppo della persona", ha quindi aggiunto.

"Dobbiamo cogliere questa straordinaria opportunità -ha ribadito il premier- l'attesa di una nuova alba che oltrepassi i tanti confini economici, politici, sociali che ci hanno diviso e anche impoverito. Dobbiamo custodire, rigenerare la casa comune per le future generazioni, è questo il compito che ci attende".

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