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Il colloquio

Conte: "Questa Ue è al canto del cigno"

14 febbraio 2019 | 07.56
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(Palazzo Chigi)
(Palazzo Chigi)

"Volevo guardare in modo disincantato la crisi dell’edificio comunitario. Volevo offrire una strategia costruttiva per rilanciare la casa comune. Chi parlava apparteneva alle vecchie famiglie politiche e quindi si scagliava contro il vento nuovo. Anzi, per molti di loro era una sorta di canto del cigno. Ho allora aspettato a reagire per rispetto istituzionale, poi ho risposto pan per focaccia. Hanno insultato me e attraverso di me tutto il nostro Paese. Non potevo accettarlo". Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un colloquio con 'La Repubblica', commentando quanto accaduto al Parlamento europeo due giorni fa, con l'attacco dell'eurodeputato del gruppo Alde, Guy Verhofstadt, che lo ha accusato di essere un "burattino" nelle mani dei vicepremier Di Maio e Salvini. Il premier rassicura poi sulla tenuta dell'esecutivo: "Vedrete che il governo va avanti. Andremo avanti anche più forte di prima. Ne sono più che sicuro".

Parlando con il 'Corriere della Sera', Conte commenta quindi la crisi diplomatica con la Francia: "Il Presidente Mattarella come sempre si è mosso molto bene. D’altronde, non pensavo che la polemica potesse protrarsi a lungo". Quanto al viaggio oltralpe del vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, "sarebbe stato un errore - afferma il premier - se si fosse mosso nel suo ruolo di governo. E' andato come leader del M5S. Anche quando l’ungherese Viktor Orbán di recente è venuto a incontrare il vicepremier leghista Matteo Salvini, è stato un incontro politico, tra leader di partito, e si è svolto a Milano. E i gilet gialli, per quanto in modo confuso e a volte sbagliato, cercano di interpretare quanto di nuovo si sta muovendo nella società francese, che piaccia o no".

E sul Venezuela il premier chiarisce la posizione italiana su Maduro: "Lo ripeto: non lo abbiamo mai appoggiato. D'altronde, come risulta dalla lettera di Papa Francesco, se le elezioni non sono credibili né democratiche, il discorso finisce lì. Maduro non può pensare che si assecondi una deriva del genere. Anche noi siamo stati sempre chiari. E non siamo isolati".

"Solo che - spiega ancora - non possiamo incoronare Guaidò adesso. Altrimenti dovremmo fare la voce grossa, spedire ultimatum, dare gli otto giorni che poi diventano nove, dieci, undici. E l’opzione militare non è percorribile. Vogliamo arrivare a elezioni libere in modo diverso. Per facilitarle e affrettarle. Maduro da me non può certo sentirsi appoggiato".

A proposito di una eventuale candidatura alle elezioni europee, Conte precisa: "Faccio il premier, non il candidato europeo. Non mi è stato proposto e non ho dovuto rifiutare niente".

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