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Conti pubblici: Gozi, ottimista su giudizio Ue marzo, avanti riforme

17 gennaio 2015 | 18.03
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In un'intervista all'Adnkronos il sottosegretario fa il punto sui successi del semestre Ue e dice: con Renzi la politica è tornata in Europa. E su Bce afferma: serve un Qe all'americana

(Foto Adnkronos)
(Foto Adnkronos)

"Sono ottimista sul giudizio della Commissione Ue a marzo". "Grazie al premier Matteo Renzi ora l'Europa ha un approccio più flessibile sui conti". Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Ue Sandro Gozi, in un'intervista all'Adnkronos, si sofferma sui successi del semestre di presidenza italiana, pochi giorni dopo il suo incontro a Roma con il vicepresidente della Commissione Ue Jyrki Katainen.

"Sono ottimista, alla luce di questo nuovo approccio", spiega Gozi in merito alla valutazione sui conti pubblici italiani attesa per marzo. "La nuova politica dell'Ue e della Commissione sulla flessibilità - dice - non sarebbe mai neppure stata pensata senza la spinta di Renzi". E, insiste, "dico Renzi, perché prima c'era scetticismo, prudenza e timore sia a Roma che a Bruxelles verso la parola 'flessibilità', sembrava fosse solo una richiesta italiana, invece il coraggio e la forza di Renzi sono stati gli ingredienti del successo di questo nuovo corso".

Da parte sua "il governo vuole proseguire il percorso di riforme perché sono la base per la ripartenza economica", spiega il sottosegretario. Adesso, osserva, "è fondamentale completare l'attuazione della riforma del mercato del Lavoro e il proseguimento della riforma della giustizia, che ha ricevuto gli elogi di Katainen che la considera un modello di riforma da proporre anche agli altri paesi Ue".

Prima flessibilità era solo sulla carta, con Renzi avviato cambiamento

Gozi torna poi sul tema della 'flessibilità': "vuol dire assumersi la responsabilità politica di considerare in modo diverso le situazioni economiche di ciascun paese". La flessibilità "era già prevista dalle regole Ue, ma era solo sulla carta, era li per non essere attuate - ribatte Gozi - ma la nuova Commissione Juncker si pone in discontinuità con il passato" e "l'Italia ha reso possibile questa rottura politica. La politica è tornata e comincia a farsi sentire".

Prima, spiega il sottosegretario, "si faceva lo sbaglio di considerare i paesi dell'Europa meridionale come una 'grande Grecia' da trasformare in una 'piccola Germania'. Oggi si è capito che le soluzioni che valgono per un paese non valgono per tutti gli altri, ogni Stato ha le sue specificità di cui tener conto". Certo, ammette, "in Europa c'è ancora strada da fare, "sul fronte degli investimenti e per una vera governance dell'euro", ma "questo è l'inizio di un cambiamento, una tappa importante di un'evidente azione politica".

Infine i fari sono puntati sull'attesa decisione della Bce del 22 genaio, quando il Consiglio potrebbe lanciare un piano di acquisto di titoli di Stato. "Serve un Qe senza vincoli alla maniera della Fed" ma sta alla "Bce decidere in tutta la sua autonomia", sottolinea Gozi. Ma avverte, anche i governi devono fare la loro parte. "La possibile decisione imminente di un Quantitave easing europeo deve spronarci ad essere celeri con le opportune politiche nazionale - conclude - perché solo la combinazione tra le politiche dei governi e gli interventi di stimolo della Bce possono tirarci fuori dal circolo vizioso bassa crescita-passa inflazione".

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