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Contraccettivo amico dell’ambiente, l’idea: “Sviluppare un ‘punteggio green’”

29 maggio 2014 | 16.25
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Una “sfida” possibile secondo una scienziata Usa che fa una proposta per rendere minimo l’impatto ambientale dei condom: “Serve coinvolgere tutti: produttori, distributori e utenti”

(Infophoto)
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Verso contraccettivi ‘green’, con un sempre minore impatto ambientale. “Il concetto di ‘contraccettivo verde’ è una sfida. Una contraccezione efficiente è ‘verde’ in sé, in quanto aiuta a controllare la popolazione, a vantaggio della salute dell’ambiente. Ma in questa categoria ci sono molti fattori migliorabili, per rendere minimo l’impatto ambientale di questi prodotti”. Parola di Diana Blithe dei National Institutes of Health di Bethesda (Usa), che dal congresso dell’European Society of Contraception and Reproductive Health di Lisbona vede all’orizzonte una contraccezione più sostenibile, e propone di sviluppare un ‘punteggio green’ che premi i contraccettivi più amici dell’ambiente. La prima preoccupazione legata ai prodotti ormonali riguarda i composti che finiscono nelle acque e possono minacciare pesci e animali selvatici, avverte la studiosa. Il requisito fondamentale dei contraccettivi verdi è comunque l’efficacia, perché “un prodotto ‘verde’ non è molto utile se non funziona”, riflette l’esperta. Ma è importante anche la durata: “Sicuramente l’impatto ambientale è ridotto se il prodotto è a lunga durata, piuttosto che con assunzione giornaliera. Occorre esaminare anche i materiali coinvolti nel ciclo di vita di ciascun prodotto, le risorse necessarie per realizzarlo, il design, la produzione, le confezioni e il trasporto, e infine lo smaltimento. Ogni singola fase potrebbe essere migliorata con l’obiettivo di rendere minimo l’impatto per l’ambiente - assicura Blithe - La sfida è dimostrare il beneficio di questo processo e riuscire a coinvolgere produttori, distributori e utenti a contribuire al miglioramento del processo dal punto di vista dell’impatto ambientale”. Sviluppare un ‘green score’, assicura, incentiverà gli stessi produttori, ma anche gli utenti a migliorare i propri metodi o il sistema d’impiego. “Un’idea interessante” secondo Emilio Arisi, presidente della Società di medicina italiana della contraccezione (Smic).

“Per me - dice Arisi all’Adnkronos Salute - il grado di ‘verde’ di un contraccettivo dipende molto dai materiali, ma anche dalle sostanze rilasciate nell’ambiente: i metodi più verdi non usano nulla di estraneo al corpo. Penso ai sistemi per il calcolo della temperatura basale o quelli che misurano dalla saliva la presenza di ormoni nella bocca per indicare i giorni fertili con un computerino. D’altra parte, a rendere meno ‘green’ questi sistemi è, in alcuni casi, l’elevato rischio di fallimento”, ragiona l’esperto. Altri sistemi ‘verdi’ sono quelli ‘definitivi’: le sterilizzazioni per lui e per lei. “Certo, si usa disinfettante e anestetico locale, ma il risultato è ‘una volta per sempre’ e sicuro”. Il condom “è certo un sistema sicuro, ma se lo getto via inquina l’ambiente. Poi c’è il problema dell’allergia al lattice. Ma esistono prodotti in poliuretano che non sono allergizzanti e, forse, da questo punto di vista sono più ‘green’. Attenzione però: sono più isolanti e dunque potrebbero inquinare la qualità del rapporto”, avverte Arisi. Il preservativo femminile, invece, “oltre all’effetto contraccettivo protegge la donna dalle malattie, dall’inquinamento batteriologico”, dunque ottiene un buon punteggio green secondo l’esperto. Anche se c’è da considerare lo smaltimento.

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