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Contrada: "Non c'è somma che possa risarcire mia sofferenza"

17 febbraio 2023 | 19.08
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Intervista all'ex dirigente della Mobile di Palermo dopo la decisione della Corte d'Appello

Bruno Contrada
Bruno Contrada

(di Elvira Terranova) - "Non c'è somma che possa riparare e rimediare o risarcire il male che mi è stato fatto. Per i 30 anni di sofferenza che ho subito". A parlare in una intervista all'Adnkronos è Bruno Contrada, l'ex dirigente del Sisde ed ex capo della Squadra mobile di Palermo che commenta così la decisione della Corte d'Appello di Palermo di accogliere la richiesta di riparazione per ingiusta detenzione. La Corte d'appello di Palermo, sezione prima, presieduta da Adriana Piras, ribaltando decisione in precedenza assunta dalla Corte d'appello, sezione seconda di Palermo, pronunciandosi a seguito di rinvio della Cassazione, ha accolto la domanda di riparazione per ingiusta detenzione formulata da Bruno Contrada riducendo però l'entità dell'indennizzo a 285.342 euro. "Per ogni giorno di privazione di libertà lo Stato mi dà 97,70 centesimi, io ho fatto 2.920 giorni, cioè otto anni, di privazione della mia libertà perché mi hanno condonato due anni di buona condotta". "Premesso che non esiste somma sufficiente a ristorare e risarcire il danno che mi è stato provocato in più di 30 anni di sofferenza subita ingiustamente- prosegue Contrada, oggi novantenne costretto a vivere con il respiratore - a meno che un governo non intenda fare una nuova finanziaria per me. Premesso questo, lo Stato, e nel caso specifico, la magistratura, ritiene che ogni giorni di mia privazione di libertà può essere riparata con la somma di 97 euro e 70 centesimi, per 2.920 giorni di privazione di libertà, corrispondente a 96 mesi...". E conclude: "Intelligenti pauca... non aggiungo altro".

Lo scorso 25 giugno la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell'avvocato Stefano Giordano, aveva annullato con rinvio l'ordinanza con la quale la Corte d'Appello di Palermo aveva rigettato la domanda di riparazione per ingiusta detenzione formulata nell'interesse di Bruno Contrada ''per la pena sofferta con effetto della sentenza dichiarata ineseguibili e improduttiva di effetti penali dalla Cassazione del 2017''. Nel gennaio 2021 la Cassazione aveva annullato con rinvio l'ordinanza di risarcimento della Corte d'Appello di Palermo che aveva riconosciuto all'ex 007 la riparazione per ingiusta detenzione, quantificandola in 667.000 euro. Dopo il no dei giudici di Appello, dunque, lo scorso 15 dicembre la questione è stata affrontata nuovamente dai giudici d'Appello, che hanno rivalutato il ricorso presentato dall'avvocato Giordano.

Dopo la prima bocciatura, il legale aveva contestato violazione ''per ben due volte il giudicato della Corte Europea, su cui il giudice interno non ha alcun margine di discrezione. A dicembre ci furono dei momenti di tensione in aula, nel corso dell'udienza per la domanda di riparazione di ingiusta detenzione per Bruno Contrada. Al termine dell'intervento del sostituto procuratore generale Carlo Marzella, che aveva ripercorso i momenti salienti della sua vicenda giudiziaria leggendo stralci della sentenza, Contrada si era alzato, non senza difficoltà in quanto affetto da grossi problemi di deambulazione, mostrando il suo certificato penale.

E rivolgendosi direttamente al pg Marzella, Contrada aveva esclamato: ''Ecco a lei il mio certificato penale: E' nullo! io sono stato assolto. Io sono incensurato come risulta dal certificato. Ha capito? Lei mi accusa di cose non vere''. A quel punto era intervenuta la Presidente della corte Adriana Piras, che aveva detto: ''Lei non si può mettere a tu per tu con il procuratore, lei può fare tutte le sue dichiarazioni, ma non le è consentito in maniera assoluta di mettersi in interlocuzione diretta con il procuratore generale''. E Contrada di rimando: '' Non posso ammettere che si dicano cose non vere''. Gli animi si erano poi calmati, Contrada, raggiunto dal figlio Guido - che è legale - si è riseduto e l'udienza è ripresa con l'intervento del legale di Contrada, Stefano Giordano. Oggi la decisione della Corte d'appello.

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