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Contratto: Uil, nuova Ipca e taglio tasse in busta paga contro emergenza salari

01 giugno 2022 | 16.53
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Contratto: Uil, nuova Ipca e taglio tasse in busta paga contro emergenza salari

Ridiscutere e riaggiornare l’Ipca che determina l’ammontare degli incrementi salariali e prevedere una detassazione totale del premio di risultato. È questa l’unica strada per la Uil che possa condurre ad un aumento strutturale dei salari con cui fare fronte alla crisi energetica e all’aumento dei prezzi mettendo così nuovamente a rischio la domanda interna, la stessa che nel 2021 e’ stata il vero motore di crescita del Paese. A delineare il percorso il Report “Digit@Uil 2020-2021” presentato oggi.

Per la Uil dunque bisognerebbe iniziare con il ridiscutere quanto stabilito con il Patto per la fabbrica nel 2018 considerato che l’Ipca, proprio perché depurato dai componenti energetici, in questa fase “non è più un parametro efficace a proteggere il potere d’acquisto dei lavoratori”. Serve dunque che nel primo livello contrattuale il “salario sia determinato sulla base di indicatori che tengano conto delle dinamiche macroeconomiche legate alla produttività del settore e che il Governo predisponga un piano di defiscalizzazione degli aumenti contrattuali. Una leva quella fiscale da usare anche e soprattutto per incentivare la contrattazione di secondo livello, di appannaggio, calcola ancora lo studio Uil, quasi esclusivamente delle medie e grandi imprese.

Considerato che “l’attuale conflitto rende ancora imponderabile a che livello si assesteranno i prezzi” e che “ tale incertezza non aiuta i sindacati e le stesse imprese nella predeterminazione di schemi incrementali di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione su cui negoziare i premi di risultato“ il sindacato chiede “ una detassazione totale del premio”. Per la confederazione guidata da Pierpaolo Bombardieri, infatti “la contrattazione di secondo livello rappresenta, e ancora di più dovrà rappresentare, uno dei fattori strategici per contribuire a realizzare una più equa politica redistributiva, migliorare le condizioni di lavoro, conciliando le con le esigenze dei lavoratori oltre che a rendere maggiormente competitive le aziende“.

La diffusione della contrattazione integrativa registra comunque ancora forti limiti dimensionali. Secondo l'archivio Digit@Uil emerge un "cambiamento evidente" della contrattazione aziendale pre-Covid rispetto al biennio 2020-2021 con un prevalente aumento solo dell’area tematica “organizzazione del lavoro e degli orari”, passata dall’essere negoziata nel 62% dei contratti presenti nella banca dati del sindacato, al 68% nel biennio 20-21. Tutte le altre aree tematiche, si legge, hanno visto importanti contrazioni: il 'salario di produttività', per esempio era presente nel 62% dei contratti, ed è diminuito al 17%; le 'relazioni industriali' dal 48.5% al 20.6%; la 'formazione e professionalità' si è abbassata dal 35% al 22%; gli 'istituti economici” si sono ridotti di un terzo dal 30 al 9%, il 'mercato del lavoro' dal 19% all’8.2% così come è "ampiamente trascurata" la tematica degli 'appalti' passata dall’11% al 3% tra il 20-21 insieme alla clausola 'ambiente, salute e sicurezza' scesa dal 26% al 15%..

"Continuiamo a sostenere che c’e’ un obbligo a rinnovare i contratti. E si dovranno rinnovare recuperando l’inflazione e il costo dell’energia. Altrimenti non sono rinnovi ma un’altra cosa", spiega il leader Uil Pierpaolo Bombardieri. Ma i rapporti con Confindustria appaiono tesi e le ricette del sindacato poco appetibili per le imprese: "fa parte del gioco, non ho mai partecipato ad un tavolo di confronto sui rinnovi ai quali le imprese fossero felici di aumentare i salari", commenta ancora rilanciando sulla produttività, termine usato per porre un tetto agli aumento di salario. "Non c'e’ solo la produttività dei lavoratori. Infatti non si parla mai di produttività delle aziende e di produttività di contesto. Bisogna invece capire quanto hanno investito le aziende n innovazione o se hanno speso i soldi ricevuti dallo Stato per fare speculazioni finanziarie", prosegue. "E quando si parla di produttività di sistema bisogna chiedere agli stessi politici come il governo e la politica abbia investito per aumentare la produttività del sistema paese", insiste Bombardieri.

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