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Alimenti: un'etichetta 'narrante' per l'olio, contro le frodi

12 aprile 2016 | 15.48
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Alimenti: un'etichetta 'narrante' per l'olio, contro le frodi

Un'etichetta narrante per contrastare i 'furbetti' dell'agroalimentare. Insomma, mettere i consumatori in condizione di poter 'leggere' l’olio per tutelarsi ma anche per difendere i produttori di piccola scala, migliorare la tracciabilità dei prodotti e lottare contro le frodi. Tema al centro del convegno organizzato da Slow Food Italia in collaborazione con Sol&Agrifood a Vinitaly.

"La nuova Commissione per la riforma dei reati agroalimentari sta lavorando per riformare il sistema normativo vigente, che contiene leggi a tutela dell’agroalimentare ormai vetuste e carenti sotto molti aspetti", spiega Gian Carlo Caselli, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.

"Vorremmo dar vita a una normativa differenziata a seconda della situazione, che avrà nell’etichetta narrante l’elemento cardine della riforma. Sarà lei il vero antidoto per le malattie del settore agroalimentare - sottolinea - per consentire di raccontare origine e contenuto del cibo che si trova sugli scaffali, restituendo consapevolezza a ciò che il consumatore acquista".

Etichetta narrante che da molti anni caratterizza i prodotti dei Presìdi Slow Food, in particolare gli oli che fanno parte del nuovo Presidio dell’olio extravergine italiano. "La filiera dell’olio è purtroppo naturalmente appetibile per le frodi, e quindi è fondamentale riuscire a difenderci dalle contraffazioni e dalla confusione - come ricorda Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia - Quando abbiamo ideato l’etichetta narrante per i Presìdi lo abbiamo fatto per permettere al produttore di raccontare ciò che fa a chi fa la spesa, utilizzando un linguaggio semplice e comprensibile".

Iniziativa che "da un punto di vista strettamente normativo, sarebbe fuori legge", aggiunge Pascale, sottolineando che, ad esempio, sulle bottiglie di olio extravergine non è consentito indicare, se non in alcune eccezioni, il comune di provenienza. "Le sanzioni amministrative oggi vigenti nella legislazione dell’agroalimentare - aggiunge - fanno sì che la frode possa essere considerata dal produttore disonesto un mero costo di produzione perché a volte i guadagni ottenuti con un comportamento non trasparente superano l’importo dell’eventuale sanzione".

Etichetta, tracciabilità e qualità al centro anche del lavoro del Corpo Forestale dello Stato. "Abbiamo quasi 400 cultivar differenti che ci permettono di avere oli eccezionali, dobbiamo però far conoscere la qualità, sia raccontandola che facendola assaggiare. L’etichetta è fondamentale, indicando il luogo di trasformazione e l’origine della materia prima, è uno dei connotati per fare qualità", dice Giuseppe Vadalà, comandante regionale del Cfs per la Toscana.

Agli extravergine italiani Slow Food dedica anche una guida che punta sì sulla qualità organolettica, ma anche sull’importanza dell’olivicoltura tradizionale, fatta di persone, di territori, di cultivar, di cui deteniamo il 42% del patrimonio mondiale. La guida fornisce notizie su azienda, coltivazione e produzione, dettagli sulla geografia delle varietà, interventi di specialisti sul tema, dalla salute alle etichette, dalla lotta alle frodi alla situazione dell’olivicoltura in Italia.

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