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Farmaci: la ricercatrice, contro superbatteri nuove armi celate in natura

16 aprile 2015 | 16.34
LETTURA: 4 minuti

L'infettivologa del Bambino Gesù illustra all'Adnkronos Salute le ultime novità della ricerca, ed esamina gli errori più comuni commessi dai genitori alle prese con il 'dilemma antibiotici'

Farmaci: la ricercatrice, contro superbatteri nuove armi celate in natura

Il rischio di un nuovo Medioevo della medicina, con un esercito di super-batteri resistenti ai 'vecchi' antibiotici, potrebbe allontanarsi grazie a una strategia di ricerca innovativa, dal sapore antico: se il pericolo arriva dalla natura, anche la soluzione si può trovare lì. "Il principio - spiega all'Adnkronos Salute Francesca Calò Carducci, infettivologa dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma - è che l'ambiente è pieno di microrganismi che competono fra loro. E alcuni possono rivelarsi involontari alleati della salute umana. Con questo approccio un gruppo di studiosi americani e tedeschi ha passato al setaccio le sostanze prodotte da 10 mila batteri presenti nel terreno, per trovarne una in grado di far ammalare i patogeni".

Così è stato identificato l'ultimo nato fra gli antibiotici, il teixobactin, ma soprattutto è "un modo per cercare potenzialmente altri nuovi farmaci". Una strategia che ricorda un po' il lavoro fatto "per il primo antibiotico della storia: quando si è visto che un fungo produceva una sostanza, la penicillina, che uccideva i batteri". Insomma, se nell'armadietto dei medicinali scarseggiano molecole efficaci contro i super-batteri resistenti, tornare alla natura può risultare vincente.

"Il problema è poi particolarmente delicato per i bambini: sono una piccola fetta di mercato e, fino a poco tempo fa, fare clinical trial mirati su di loro non conveniva. Così spesso sui piccoli - aggiunge - si usavano medicinali mai testati per i bambini". Che però non sono adulti in miniatura. Anche questo può aver contribuito a sviluppare la resistenza ai farmaci. "Ma ora le regole sono cambiate e per ogni nuovo farmaco si deve fare una sperimentazione pediatrica, in modo da conoscere la dose migliore e più efficace".

E se l'Italia è maglia nera per l'utilizzo degli antibiotici, "presi troppo spesso a sproposito - prosegue l'esperta - i genitori italiani, in genere, si dividono in due categorie: quelli che li danno al primo starnuto, e quelli che invece li somministrano mal volentieri e li sospendono appena sembra che abbiano fatto effetto. Un comportamento pericolosissimo, perché interrompere la cura non solo danneggia il bambino, ma apre la strada alla resistenza". Altro errore grave, quello di dare gli antibiotici "senza neanche passare dal medico, magari perché si aveva una scatola avanzata da una precedente terapia: le resistenze ai farmaci sono legate a doppio filo all'uso a sproposito".

In ospedale, racconta l'esperta del Bambino Gesù, si rispetta un iter specifico per la somministrazione di antibiotici ai bambini. "La terapia può essere empirica o mirata, prescritta dopo un antibiogramma. Ma noi, salvo eccezioni, diamo sempre un antibiotico di base, e mai uno di secondo livello, se non è necessario". Non solo. Al Bambino Gesù "abbiamo un gruppo di cui fanno parte microbiologi, infettivologi, direzione sanitaria e anestesisti, che rivede la terapia antibiotica somministrata nelle 5 terapie intensive ai pazienti con infezioni accertate o sospette. Una sorta di monitoraggio attento - evidenzia - che fa parte delle buone pratiche cliniche ed è frutto di un progetto specifico".

Secondo l'esperta, la somministrazione degli antibiotici è, comunque, una questione delicata e fondamentale per la salute dei piccoli e della comunità. Involontariamente, infatti, si può favorire la moltiplicazione di patogeni 'corazzati', contro i quali ancora non si hanno a disposizione armi efficaci. "Occorre educare i genitori, renderli edotti su ciò che comporta una gestione scorretta degli antibiotici. Purtroppo fra gli errori più diffusi c'è quello di interrompere la cura a metà. Esporre la popolazione batterica a una terapia antibiotica senza debellarla - avverte Calò Carducci - apre la strada alla resistenza, che poi passa nell'ambiente". Dando origine ai temuti super-bug.

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