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Sostenibilità: Coop, mangiare è un atto politico, vogliamo cibo democratico

23 giugno 2015 | 00.00
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Sostenibilità: Coop, mangiare è un atto politico, vogliamo cibo democratico

“Coop vuole spiegare il suo impegno nello sviluppare un’idea sul cibo del futuro basato sulle aspettative e i timori dei cittadini del mondo: mangiare è un atto politico, il cibo che vogliamo è il cibo di tutti”: queste le parole con cui Stefano Bassi, presidente di Ancc-Coop, ha sottolineato l’impegno di Coop nello sviluppo del percorso del cibo del futuro, in occasione dell'incontro “Il futuro del cibo, bene comune” tenutosi a Expo 2015 e organizzato da Coop Italia.

Durante l'incontro sono stati discussi i dati, elaborati da 'Doxa' per 'Coop', che risultano da un sondaggio effettuato in 8 Paesi: Italia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti che rappresentano la tradizione; Russia, India, Cina e Brasile che rappresentano i Paesi in via di sviluppo e quindi l’innovazione.

Il cibo del futuro, ovviamente, il tema del sondaggio: a chi spetta decidere quale sarà? La risposta non può prescindere dalla storia di un Paese, dalla sua politica, dai suoi costumi e dalla sua economia. Se per il 62% degli italiani spetta ai cittadini stessi, per i russi spetta al mercato e per i tedeschi all’industria. Non solo: alle istituzioni, e questo vale in media in tutti gli otto Paesi considerati, quello che il 56% dei cittadini chiede è che il cibo sia buono e sicuro per tutti. Insomma, che sia “cibo democratico”.

Fra i vari dati, il fatto che il 41% degli Italiani pensa che il cambiamento del cibo non sarà così radicale, una delle paura maggiori è quella della manipolazione (70% degli italiani), ma nonostante tutti i cambiamenti che si prevedono una cosa rimarrà invariata, ossia che le caratteristiche del cibo verranno sempre scelte principalmente dal cittadino ( 44% in totale di cui 62% degli italiani).

C’è una visione generale di apertura per il cibo etnico e maggior interazione tra le culture diverse, l’80% afferma che sarà favorevole al consumo del cibo alternativo (insetti, plancton, alghe..), tuttavia Brasile ed Italia si dimostrano i paesi più conservatori.

Mike Watkings, Head of Retailer and Business Insight Nielsen, ha presentato una ricerca da cui emerge quello che potrebbe essere il futuro dei produttori e della grande distribuzione. Se infatti già nel 2020 il 20% delle vendite di beni di largo consumo saranno online, fatti nel 90% dei casi da smartphone o tablet, già oggi il 50% dei consumatori legge le etichette per informarsi sugli aspetti nutrizionali dei prodotti. Tutto ciò, tenendo conto che il 79% della classe media sarà nei Paesi emergenti entro il 2030, 70% della popolazione mondiale vivrà nelle grandi città intorno al 2050 e che il 15% della popolazione mondiale è ancora sotto nutrita.

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