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Coronavirus cambia la spesa: boom carne in scatola, crollano profilattici

02 maggio 2020 | 13.17
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(Fotogramma)
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Otto settimane di quarantena hanno provocato contraccolpi inevitabili sulle abitudini di spesa degli italiani, generando una prima e una seconda fase dove alcuni comportamenti ritornano e altri cambiano. Se da un lato è stato inevitabile il boom di vendite delle mascherine, con picchi del +1616% e una media in due mesi di +1160%, dall'altro - nelle prime tre settimane - c'è stata un'impennata nell'acquisto di prodotti a lunga conservazione, segnando il ritorno della carne in scatola (+62%). E' quanto racconta Coop in un rapporto dedicato alla spesa degli italiani dall'avvio del lockdown a oggi.

La prima reazione, si legge nel documento, è stata quella degli assediati da bunker. Gli italiani, venuti a sapere che il Covid19 era presente nel Paese, sono corsi al supermercato per fare delle vere e proprie scorte da assedio. Tra il 24 febbraio e il 15 marzo infatti le vendite totali del sistema Coop Italia hanno registrato un +14,6%. Col passare del tempo però, quando è divenuto chiaro che la quarantena si sarebbe prolungata e che soprattutto gli approvvigionamenti sarebbero rimasti costanti, la spesa si è fatta moderata e la crescita delle vendite si è attestata nel totale delle 8 settimane (24 febbraio – 19 aprile) al +5,6%.

A sostenere le vendite il food confezionato (da solo fa un +10,3% per tutto il lockdown) mentre i freschi e i freschissimi, partiti a doppia cifra, perdono nel passaggio dalla prima alla seconda fase parte della loro forza d’urto e si assestano a fine periodo con un +6,9%. Ma è soprattutto a guardare bene dentro i carrelli e nelle case degli italiani che ci si accorge dei cambiamenti in atto tra conferme e novità.

Non è più una novità tutto ciò che è parte integrante del kit contro il virus. Amuchina e simili hanno totalizzato nei due mesi di vendite crescite in media del +377%, le salviettine disinfettate +616% e i termometri e i disinfettanti per superfici intorno al +200%. Se non bastasse il numero assoluto per rendersi conto dell’incredibile ascesa di questi prodotti basti dire che solo per i termometri si tratta di un aumento nelle vendite di 12 volte superiore alla media.

La mania di pulizia, la ricerca dell’igiene è passata anche per rimedi non ortodossi, come l’alcol etilico alimentare che nonostante il suo prezzo elevato ha registrato nelle 8 settimane crescite del +97%, quasi non si badi a spese pur di sanificare la casa e se stessi. Ma il vero boom lo registrano le mascherine. Già nelle prime tre settimane raggiungevano crescite del + 337% (e nonostante la penuria negli scaffali), con i nuovi approvvigionamenti poi, e l’avvicinarsi della fase 2, dal 16 marzo al 19 aprile hanno raggiunto picchi di crescita nelle vendite di +1616% (attestando la media dei due mesi intorno al +1160%).

Scorte di conserve di verdure, pasta, riso e olio hanno fatto schizzare le vendite di questi generi nelle prime 3 settimane (24 febbraio-15 marzo) rispettivamente a +65%, +53%, +48% e +35%. Un’attitudine alle scorte e alla lunga conservazione che ha riportato nei carrelli beni di solito poco usati e di lontana memoria come le conserve di carne +62% (come quella in scatola) e le minestre liofilizzate +37%.

Placata l’ansia, è iniziata la discesa a precipizio di pasta, riso, latte uht, biscotti e la cucina è divenuta uno dei molti modi per passare il tempo: gli italiani sono diventati tutti più o meno pizzaioli, pasticceri e panettieri. Nel totale delle otto settimane la vendita di lievito di birra è cresciuta in media del 149% e quella della mozzarella per pizza del 109%. Uova, burro, farina nel passaggio dalla prima alla seconda fase del lockdown sono ancora in testa al gradimento degli italiani; ad oggi le uova e il burro registrano nel totale dei due mesi crescite del +44% e +46% ma le prime sono addirittura aumentate da marzo a aprile (dal +36,6% al +47,4%), stessa sorte è toccata al burro (dal +39,5% al +49,2%).

La farina è passata dal +114% delle prime tre settimane al +174% delle successive 5 per attestarsi a una crescita media nell’intero periodo del +152%. All’inverso, dal 16 marzo al 19 aprile, le vendite del pane sono calate del -30%, forse anche perché quasi un italiano su due ha paura di comprare cibo che poi non può cuocere. E nelle ultime settimane con un vero e proprio salto in avanti rispetto alla prima fase crescono a due cifre le vendite di aperitivi (+17%) e birra (15,5%), e tornano a crescere anche le creme spalmabili con +37,4%. Calano invece sin dall’inizio della quarantena le bevande e tutti gli integratori per sportivi (-48% e -45% nelle otto settimane).

Infine, conclude il rapporto, due curiosità generate dal distanziamento sociale. Ne hanno molto beneficiato le colorazioni per capelli, passate dal +25% delle prime tre settimane al +164% del periodo tra il dal 16 marzo e il 19 aprile. Hanno invece pagato un prezzo salato le vendite di preservativi che nell’ultima fase del lockdown scendono di un -37% (era un -3,5% nelle prime settimane).

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