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Coronavirus: Federpol, comparto security in ginocchio, in migliaia senza lavoro

03 marzo 2020 | 17.24
LETTURA: 3 minuti

Le richieste al governo: serve stato di crisi per chi opera in regioni colpite

Luciano Tommaso Ponzi, presidente Federpol
Luciano Tommaso Ponzi, presidente Federpol

"L’emergenza nel nostro Paese per la diffusione del Covid-19 ha messo in ginocchio l’intero comparto della security italiana. Le forti preoccupazioni che avevamo già alla vigilia di queste scelte drastiche e doverose sono tramutate oggi in una pesante realtà. Migliaia sono gli operatori che, a causa della sospensione di molte attività, non potranno svolgere le loro funzioni e verso i quali, tra l’altro, non è neppure prevista una forma di tutela o ammortizzatore sociale per sopperire agli effetti di questa drammatica situazione. Le stime più prudenti auspicano una ripresa alla normalità non prima di due settimane. Tuttavia, l’impatto economico, da questa drammatica evoluzione in corso, è incalcolabile". Così Luciano Tommaso Ponzi, presidente di Federpol, la Federazione italiana degli istituti privati per le investigazioni, per le informazioni e per la sicurezza, in due lettere inviate al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri.Secondo Ponzi, "anche nel caso di una rapida soluzione del problema, per il nostro settore la stagione è compromessa per tutto il primo semestre 2020".

"Concerti, spettacoli, manifestazioni, eventi sportivi, eventi in pubblico e discoteche, sono stati sospesi e gravemente colpite tutte le agenzie di sicurezza, impotenti per l'annullamento di oltre 7.000 eventi e la chiusura di un numero imprecisato di locali di pubblico intrattenimento", dice.

"Alla luce di questi recenti sviluppi e a nome di un comparto della sicurezza sussidiaria, rappresentata da codesta associazione, chiediamo al presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, al governo e alle competenti istituzioni, di attivare tutte le misure di supporto a tutela dei posti di lavoro e della vita stessa delle nostre imprese, poiché a nostro giudizio ci sono tutti i presupposti per chiedere lo stato di crisi per tutte quelle realtà operanti nelle regioni, dove gli eventi e i locali sono stati sospesi dalle ordinanze", conclude.

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