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Coronavirus, infettivologa Mussini: "Forte aspettativa su vaccini"

25 gennaio 2021 | 17.31
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(IPA)
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"Noi ci prendiamo cura dei pazienti Covid più gravi prima ancora della terapia intensiva, perché abbiamo all’interno dei nostri reparti anche la subintensiva. Covid è una malattia terribile, che non va sottovalutata e che ha visto tanti lutti e alla quale si sono aggiunte la stanchezza e la depressione di vivere una vita veramente molto diversa da quella cui eravamo abituati, le difficoltà economiche, l’idea di non vedere prospettive. Cosa che il vaccino in qualche modo sta cambiando: vediamo una percezione d’attesa nei confronti del vaccino perché c’è voglia di tornare a vivere una vita normale”. È quanto afferma Cristina Mussini, direttrice della struttura complessa Malattie infettive Azienda ospedaliera universitaria di Modena, che è la prima testimonianza della seconda edizione di A/Way Together, il progetto di Janssen - l’azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson - che vede coinvolte 5 eccellenze dell’infettivologia italiana. Obiettivo dell’iniziativa: fare chiarezza sull’importanza che i vaccini hanno rivestito nella storia dell’uomo.

Mussini racconta l’impatto che la pandemia da Covid-19 ha avuto sulle nostre vite: "Indubbiamente – spiega - ci viene in mente come la nostra vita possa cambiare in un attimo per colpa di una malattia infettiva, che per altro è a trasmissione respiratoria e che quindi ha un forte l’impatto sui rapporti umani, perché impone il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine. Vediamo, infatti, che il nostro mondo si è completamente modificato”.

L’infettivologa ricorda quanto le persone siano fragili di fronte alle malattie infettive in passato ampiamente diffuse, come ad esempio la poliomielite, evidenziando il ruolo svolto dalle vaccinazioni: “Ci siamo dimenticati completamente l’impatto delle malattie infettive che ormai sono prevenute dai vaccini – sottolinea Mussini - Ce lo dimentichiamo perché diamo purtroppo per scontato un risultato ottenuto grazie a un intervento esterno, che ci consente di vivere una vita normale, di avere dei contatti umani, delle relazioni, di viaggiare, di poter essere in compagnia. Quello che noi diamo per scontato perché fa parte dell’essere umano è frutto del fatto che ci vacciniamo da piccoli e raggiungiamo l’immunità di gregge. In realtà, le persone lo sanno, per questo che c’è tanta attesa nei confronti di un vaccino efficace, perché c’è la voglia di uscire da questo incubo”.

Come la pandemia ha influito nella gestione dei pazienti con Hiv? "Siamo stati travolti in tutti i nostri reparti da quest’onda di malati con Covid-19 – conclude Mussini - abbiamo chiuso tutti gli ambulatori a marzo, i nostri pazienti non volevano venire. Nessuno si voleva avvicinare alle nostre cliniche. Con loro abbiamo mantenuto i contatti telefonicamente, però c’è stato un impatto su tutto il percorso di cura. Abbiamo interrotto l’esecuzione dei test in quel momento, quindi non c’erano nuove diagnosi. Non a caso ci siamo accorti, alla fine della prima ondata, che abbiamo ricoverato tanti pazienti sintomatici, quindi con malattia tardiva. I pazienti dovevano andare - previo appuntamento - presso la farmacia centralizzata dell’ospedale. Un cambiamento radicale rispetto a quello a cui erano abituati come presa in carico i nostri pazienti. Adesso abbiamo sviluppato un progetto di telemedicina, per cui cerchiamo di mantenere un po’ di empatia, anche se li vediamo a distanza”.

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