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Coronavirus, l'economista: "Stampare moneta o non ne usciamo vivi"

01 aprile 2020 | 16.44
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Galloni all'Adnkronos: "Servono degli 'euro italiani', soldi nazionali paralleli all'Euro da emettere subito. Si tratta di una formula non contraria ai Trattati Ue. Servirebbero 170 miliardi"

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Per uscire dalla crisi economica serve "la massiccia immissione da parte dello Stato di una moneta nazionale non a debito, parallela all'euro". Così all'Adnkronos l'economista Antonino Galloni, sulla strada per risollevare l'Italia dallo shock provocato dall'emergenza del Covid-19.

Civil servant di lungo corso, con incarichi al ministero del Lavoro (direttore generale), all'Inps e all'Inail, Galloni, che oggi presiede il Centro studi monetari, sottolinea che "se vogliamo uscire vivi da questa crisi - spiega - la strada da perseguire, non esclusiva comunque, è quella di immettere una valuta per il circuito nazionale in biglietti di Stato, stato-note e moneta elettronica, potremmo chiamarli 'euro-italiani', da affiancare all'euro, anche metallici, ma di taglio diverso per evitare confusione".

Una formula "non contraria ai Trattati Ue, in quanto non menzionata", che andrebbe destinata al circuito produttivo e tornerebbe nelle casse dello Stato sotto forma di tasse, con benefici per il deficit che calerebbe. Prima emissione? "Pre-crisi sarebbero bastati 50 miliardi, alla luce del nuovo scenario ne servirebbero, in base alle stime di calo del pil di Confindustria, 170 miliardi".

Sul fronte dell'economia reale e del sostegno ai lavoratori colpiti dalle restrizioni dei provvedimenti anti-contagio, Galloni pensa inoltre ad "un reddito universale collegato ad attività di utilità sociale: dalla sanità alla consegna a domicilio o attività per il bene pubblico". Una sorta di "mobilitazione sociale, sulla scia di questo ritrovato spiraglio di solidarietà legato alla crisi e a compensazione della mancanza di democrazia dovuta alle limitazioni fisiche imposte dalle scelte delle autorità".

Una misura, conclude Galloni, "da indirizzare innanzitutto a tutta quella forza lavoro che non tornerà in tempi brevi alla sua vecchi occupazione: penso al settore del turismo, dei servizi ricreativi, del tempo libero in generale e dello sport di gruppo in particolare, della ristorazione".

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