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Coronavirus, Monti: "Ecco il mio compito in commissione Oms"

21 agosto 2020 | 18.53
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"Sono stato chiamato a presiedere la commissione per le politiche sanitarie per mettere in collegamento - favorendo un'analisi approfondita che poi sfocerà in raccomandazioni - i temi sanitari, quelli economici e quelli politici"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Sono stato chiamato a presiedere la commissione dell'Oms per le politiche sanitarie per mettere in collegamento - favorendo un'analisi approfondita che poi sfocerà in raccomandazioni - i temi sanitari, quelli economici e quelli politici. Ora, infatti, guardiamo all'emergenza, alla riapertura dell'anno scolastico. Ma dobbiamo chiederci che conseguenze avrà la pandemia in futuro sullo sviluppo dell'economia. E come fare a 'curare' meglio il sistema sanitario". Lo ha spiegato Mario Monti, a capo della commissione per le politiche sanitarie europee dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), intervistato a SkyTg24.

"L'Organizzazione mondiale di sanità, in particolare nella sezione europea che segue 53 Paesi - ha ricordato Monti - ha deciso di favorire una riflessione che guardi avanti sulle relazioni che riguardano la salute e lo sviluppo sostenibile, quindi tra salute ed economia. E anche cambiamento climatico". E lo ha fatto "con la commissione interdisciplinare che presiedo. Ci sono studiosi e operatori dei servizi sanitari e di assistenza sociale, ci sono economisti e ci sono anche personalità che hanno avuto esperienza politica: presidenti della Repubblica o primi ministri".

Questa riflessione "serve ad evitare le conseguenze più dannose e possibili future pandemie. Questo è il genere di problemi di cui ci occupiamo. E la prima riunione si tiene proprio la prossima settimana, mercoledì 26 agosto" .

"Questo Governo - ha detto Monti - ha perfettamente ragione a dire che è stato sorpreso, come tutti gli altri, dall'incendio della pandemia. E sappiamo che ha avuto una reazione migliore di tanti altri Governi".

"Il guaio è che, in Italia, una continuità di governi molto diversi tra loro, dal 2015 in poi, hanno privilegiato la politica del bonus. Cose buone dal punto di vista sociale, morale. E soprattutto del consenso sociale ed elettorale, ma non buono dal punto di vista economico", ha osservato.

Con la pandemia "in ogni Paese è diventato obbligatorio dedicare denaro pubblico a interventi doverosi, ma non produttivi. A maggior ragione è importante che gli altri investimenti che ogni Stato fa non vadano a scopi improduttivi e puramente redistributivi, ma vadano a preparare il futuro, con investimenti in infrastrutture e in formazione".

In particolare Monti si rivolge all'Italia: "Noi che abbiamo privilegiato i bonus, i redditi di cittadinanza ecc. non potremo continuare con interventi ordinari di grande redistribuzione del reddito e anche, allo stesso tempo, con interventi ad hoc per la pandemia".

In generale, in Europa, "ci sono - ha detto Monti - interventi diretti da fare sui servizi sanitari. Questo in ogni Paese. Il ministro Speranza, per l'Italia, ha parlato di 20 o più miliardi di euro. Poi ci sono tutti quegli interventi che gli Stati hanno cominciato a fare qualche mese fa, non direttamente sanitari ma per compensare il crollo della domanda che è avvenuto perché tutti siamo stati confinati e abbiamo smesso di spendere. L'Europa è stata sollecita a dare linee di indirizzo e mezzi finanziari. Questi interventi erano necessari, altrimenti le economie si sarebbero bloccate", ha aggiunto Monti che, in tema di collaborazione tra Stati, ha sottolineato come "la cooperazione non è nei riflessi naturali degli Stati. Ogni Governo e ogni Parlamento tende per natura a tenersi stretti i propri poteri e le proprie competenze". Fortunatamente, di fronte a grandi eventi in cui è chiaro che la politica nazionale non basta più "si mettono in moto forze" che permettono un lavoro comune.

"Sul coordinamento delle politiche sanitarie in Europa - ha spiegato - siamo abbastanza in alto mare. Per questa ragione ho proposto alla mia Commissione che questo sia uno dei primi temi di indagine. Ciò vale, infatti, sia a livello globale, sia a livello europeo, dove la Ue non ha poteri in materia sanitaria. Una delle cose che bisogna fermarsi a fare, in questo mondo che si globalizza, è quello di coordinare la politica sanitaria di cui abbiamo visto di colpo l'enorme rilievo".

"Peggio ancora - ha osservato - sarebbe se la politica sanitaria diventasse preda di pulsioni nazionalistiche che pure vediamo all'opera. Non tanto in Europa ma in grandi nazioni extraeuropee".

Sul panorama internazionale conta più il coronavirus o le elezioni americane? "Credo le due cose siano legate. Perché l'esperienza recente di Trump è talmente intrisa di coronavirus. E le vicende del virus sono state talmente segnate dai dibattiti di altissimo livello tra Trump e Fauci che sicuramente le elezioni americane avranno effetto anche su questo".

Virus ed elezioni Usa "sono e le due grandi incognite di questi prossimi mesi. Il fattore che c'è dietro a tutti e due, rispetto agli atteggiamenti che i Governi devono prendere, è uguale: contrapporsi in modo nazionalistico o cooperare. E nell'eventuale rialzare la testa del virus è evidente la necessità di un coordinamento internazionale", ha concluso.

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