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Coronavirus, pugno di ferro a Messina: ordinanza 'anti-passeggio'

18 marzo 2020 | 20.47
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Foto Fotogramma
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Nell’ambito delle misure per contrastare la diffusione del Coronavirus arriva a Messina l’ordinanza anti-passeggio. A firmarla nel pomeriggio, dopo averla annunciata ieri sera, è il sindaco della città dello Stretto, Cateno De Luca. Un pugno di ferro, quello del primo cittadino, che nei giorni scorsi aveva già fatto parlare di sé con il coprifuoco imposto in città. Adesso le nuove disposizioni che vietano di passeggiare e fare attività sportiva sul lungomare, sulle piazze, nelle strade e nei villaggi cittadini. E per far rispettare le nuove stringenti regole il primo cittadino si spinge anche a chiedere l’impiego dell’esercito. 

"Ci vuole una stretta perché i riscontri in nostro possesso, grazie a un attento monitoraggio effettuato dalla Polizia municipale - spiega De Luca -, ci dicono che in alcune zone della città non è percepita la situazione d’emergenza che sta vivendo l’intero Paese". I vigili urbani effettueranno i controlli e per i trasgressori scatterà sia la denuncia per violazione del Dpcm sia una sanzione amministrativa fissa di 450 euro. Il divieto di attività all’aperto è esteso anche alle spiagge e ai torrenti. 

"Ognuno di noi, essendo un potenziale killer, ha l’obbligo di restare a casa - dice ancora De Luca - e, invece, in questi giorni abbiamo notato all’improvviso l’esistenza a Messina di migliaia di podisti improvvisati. Questo ci ha indotto a fare un passo ulteriore: a partire dalle 21 di questa sera sarà inibito l’uso del suolo pubblico, che non potrà essere usato in modo scriteriato". Dalla sua sindaco ha una sentenza del Tar su un’ordinanza del governatore della Campania. 

"Si chiede sempre la mia testa e la mia rimozione - sottolinea il primo cittadino -, ma ai miei contestatori dico che abbiamo avuto il conforto di un pronunciamento del Tar di poche ore fa sul ricorso contro un’ordinanza del mio omonimo De Luca che vieta l’attività sportiva all’aperto non ritenendola compatibile con le esigenze sanitarie in atto. E’ finito il tempo di babbiare (scherzare, ndr)". 

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