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Coronavirus, "punture zanzara pericolose? Nessuna evidenza"

22 aprile 2020 | 17.42
LETTURA: 3 minuti

E' quanto detto da Elena Azzolini della direzione medico sanitaria dell'Irccs Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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La primavera è arrivata e con essa le prime zanzare. Sappiamo che questi insetti, al di là dei fastidi che danno con le loro punture, sono portatori di una serie di virus, batteri o parassiti che possono determinare malattie più o meno gravi: pensiamo alla malaria, all'infezione da virus Zika o alla febbre gialla. Da qui i dubbi: sono anche vettori del coronavirus? E' possibile che il virus si trasmetta dopo che una zanzara punga un individuo infetto e in seguito uno sano, analogamente a ciò che succede con altre malattie? "Anche se al momento non ci sono ancora prove scientifiche a riguardo, possiamo escluderlo", risponde Elena Azzolini della direzione medico sanitaria dell'Irccs Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano.

"Sappiamo che questi insetti diffondono numerosi parassiti e virus - spiega - ma ce ne sono molti altri che non sono in grado di trasmettere, pensiamo al virus dell'Hiv o all'Ebola. Questo è dovuto al fatto che ci sono alcuni agenti infettivi incapaci di adattarsi al loro organismo, o che necessitano di un tempo di incubazione più lungo della vita stessa della zanzara. In ogni caso - prosegue - anche se i coronavirus umani a oggi conosciuti hanno mostrato la capacità di adattarsi velocemente a nuove specie, al momento non c’è alcuna evidenza scientifica di una trasmissione del coronavirus attraverso zanzare o altri artropodi vettori".

E "la probabilità che ciò avvenga - sottolinea - è estremamente limitata: il virus, che si concentra soprattutto nelle cellule dell'apparato respiratorio e meno nel sangue, dovrebbe essere in grado di replicarsi all'interno della zanzara, albergare nelle ghiandole salivari e venire inoculato, al momento della successiva puntura, nella vascolarizzazione cutanea dell'ospite umano". L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l'Istituto superiore di sanità (Iss) hanno sfatato sui propri siti questa possibilità di trasmissione, negli approfondimenti dedicati al coronavirus.

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