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Coronavirus, ricercatori spagnoli testano farmaco su reni artificiali

07 aprile 2020 | 14.25
LETTURA: 3 minuti

Il trattamento che si è rivelato efficace potrà ora essere testato su 200 pazienti Covid-19

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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I ricercatori dell'Istituto di bioingegneria catalano (Ibec), guidati da Núria Montserrat, insieme a colleghi di altre numerosi centri internazionali, hanno identificato un potenziale farmaco in grado di bloccare gli effetti del virus Sars-Co-V2. Il trattamento, che potrà essere ora testato su 200 pazienti Covid-19, si è dimostrato efficace in una sperimentazione avvenuta su mini-reni generati da cellule staminali umane. Utilizzando questi organoidi generati grazie a tecniche di bioingegneria, è stato decifrato il modo in cui Sars-Co-V2 interagisce e infetta le cellule renali umane. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista 'Cell'.

"L'uso di organoidi umani - afferma Núria Montserrat in una nota dell'Ibec - ci consente di testare in modo molto agile i trattamenti che sono già in uso per altre malattie o che stanno per essere validati. Quando il tempo è breve, queste strutture 3D riducono drasticamente il tempo che passeremmo a provare un nuovo farmaco sugli umani".

Pubblicazioni recenti hanno dimostrato che per infettare una cellula, i coronavirus usano una proteina, chiamata S, che si lega a un recettore sulle cellule umane chiamato Ace2 (enzima 2 di conversione dell'angiotensina). Considerando che questo legame è stato identificato come porta d'ingresso del virus nel corpo, evitarlo potrebbe costituire un possibile bersaglio terapeutico. Seguendo questa strategia, i ricercatori spiegano di essersi concentrati sulla comprensione del ruolo del recettore Ace2 in questi organoidi umani perché imitano, in pochi millimetri, quasi tutte le caratteristiche di un organo reale.

Oltre al polmone, il recettore Ace2 è espresso in più tessuti, tra cui cuore, vasi sanguigni, intestino e reni, il che spiegherebbe la disfunzione multiorgano osservata nei pazienti. Il fatto che questo recettore sia fortemente espresso nei reni e che Sars-Co-V2 possa essere trovato nelle urine, è ciò che ha portato i ricercatori spagnoli a pensare di utilizzare organoidi renali umani come modello di test.

In primo luogo, i ricercatori hanno dimostrato che gli organoidi renali contenevano diversi gruppi di cellule che esprimevano Ace2 in modo simile a quello visto nel tessuto nativo, e quindi hanno continuato a infettarli con Sars-CoV-2. Una volta ottenuti mini-reni infetti, hanno applicato diverse terapie e, come risultato dello studio, hanno concluso che hrsACE2 (Ace2 solubile ricombinante umano), un farmaco che ha già superato studi clinici di fase 1 (in volontari sani) e fase 2 (in pazienti con sindrome da distress respiratorio acuto), inibisce significativamente le infezioni da Sars-CoV-2 e riduce la loro carica virale.

"Questi risultati identificano un trattamento promettente in grado di fermare l'infezione del nuovo coronavirus nelle prime fasi", evidenzia Montserrat.

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