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Coronavirus, Sileri: "Epidemia clinicamente non c'è più"

26 giugno 2020 | 12.58
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Il viceministro: "La mascherina in ambienti chiusi deve essere indossata. In spiaggia è diverso"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Se potessi tornare indietro, non darei i dati sul contagio giorno per giorno e non chiamerei malati tutti coloro che sono stati testati positivi". Lo dice intervistato da Qn, Pierpaolo Sileri, viceministro alla Salute. "Il Coronavirus  - dichiara - sarà sconfitto quando avremo un vaccino che dovrà essere sicuro ed efficace. E innegabile però che clinicamente, come hanno dichiarato Zangrillo e Clementi e altri scienziati, il virus stia scemando. L'epidemia per come l'abbiamo conosciuta e per come ha colpito finora, non c'è più".

"Sia i bimbi che i giovani – osserva - sembrano protetti dalla forma grave della malattia data dal virus, ma possono pur sempre essere vettori e quindi diffusori in famiglia". Sul fatto che molti immunologi dicano che è inutile indossare la mascherina in spiaggia riferisce: "La mascherina in ambienti chiusi, o anche all'aperto quando non possiamo mantenere la distanza di sicurezza, deve essere ancora indossata. Diverso il discorso in spiaggia: se si mantiene la distanza tra le persone si può stare senza mascherina, e chiaramente la distanza tra gli ombrelloni come indicato dalle norme è ancora utile".

E sul via libera alla socializzazione tra ragazzi precisa: "Non si è trattato di un via libera, ma di una considerazione di buon senso: come fai a vietare a due ragazzi di socializzare, anche con un bacio? E quanto dovrebbe durare questo divieto?". In merito a un graduale ritorno alla normalità spiega: "Possiamo farlo tranquillamente: io ho parlato di tornare a vivere, sempre con la consapevolezza che il virus esiste, ma trasformando la paura e il 'non fare' in 'fare con buon senso'. II virus c'è, ma circola meno. Non diamogli spazio".

Infine sui focolai come quello di Mondragone : "I focolai potranno continuare a esserci, dobbiamo capire che i positivi che abbiamo oggi non sono necessariamente dei malati e infatti l'impegno degli ospedali si sta riducendo sempre più. Controllare e gestire i focolai, individuando i positivi e isolandoli, rimane la nostra arma di difesa più importante. Conviveremo con focolai e soggetti positivi, eventuali aree rosse più o meno grandi e la nostra forza sarà contenerli".

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