Coronavirus, "vaccino è follia": le teorie dei medici no vax

18 aprile 2020 | 12.42

Stefano Montanari: "Questa malattia non è vaccinabile". E Dario Miedico: "Se non sarà studiato a fondo per l'aspetto della sicurezza, rischia di creare danni peggiori dell'epidemia"

"Non può esistere un vaccino per un virus che non dà immunità come il Sars-CoV-2, e che ha anche l'aggravante di mutare velocemente. Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri non sa di cosa parla. Questa malattia non è vaccinabile". Per un attimo alza la voce Stefano Montanari, noto per le sue dure prese di posizione sui vaccini. Raggiunto al telefono dall'Adnkronos, si definisce "lo scienziato più grande del mondo. Anzi quella è mia moglie", aggiunge e le passa la cornetta.

La consorte, Antonietta Gatti, ha la sua stessa visione: "Qualcuno ha già detto che c'è un ceppo di Wuhan, un ceppo italiano, che è a sua volta diverso da quello tedesco. In più leggo che è già mutato, qualcuno in letteratura ha detto che muta ogni 6 mesi. Quindi fare un vaccino per tutti è tecnicamente impossibile. Prima di dire 'facciamolo a tutti' bisogna verificare. Ho lavorato una vita sui biomateriali e so che prima di mettere qualcosa nel corpo umano bisogna studiarlo bene".

"Un vaccino se non sarà studiato a fondo per l'aspetto della sicurezza, rischia di creare danni peggiori dell'epidemia", è la posizione espressa da Dario Miedico, camice bianco punto di riferimento dei 'no vax' ("ma non sono contrario ai vaccini - tiene a precisare - bensì all'obbligo di farli"), colpito nel maggio 2017 da un provvedimento di radiazione emesso dall'Ordine dei medici di Milano. Contro la misura Miedico, medico legale, si è appellato, anche se il ricorso deve essere ancora discusso davanti alla Cceps (la Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, in pratica l'organo di appello della 'giustizia medica'). La sua visione sull'emergenza Covid-19 è che "un'epidemia da poco è diventata gigantesca perché gestita nel modo più folle e mi preoccupa come andrà avanti".

Se ci fosse "un vaccino che funziona sarei il primo a vaccinarmi, non voglio fare vita da arresti domiciliari a 80 anni. Ma voglio garanzie", dichiara. Anche se poco dopo rincara la dose: "Il vaccino è follia, ma non solo obbligatorio, anche facoltativo. Perché non sappiamo assolutamente niente e può essere pericolosissimo. Io non sono contro ma proprio perché non sono contro so che i vaccini possono essere pericolosissimi".

La questione per Montanari, che è stato denunciato dal Patto per la Scienza per le sue affermazioni sul tema coronavirus, e Gatti è invece chiusa in partenza. Gatti, più riflessiva, si definisce "scettica". Montanari è drastico nel sostenere che un vaccino non ci sarà mai. E quando lui sente parlare dell'ipotesi che il vaccino una volta disponibile possa essere reso obbligatorio, come auspica Sileri, s'infuoca: "Obbligatorio non esiste - tuona - l'articolo 32 della Costituzione lo dice espressamente. E la libertà personale è inviolabile. Ci sono inoltre fior di trattati internazionali che l'Italia ha firmato che lo ribadiscono. Compreso la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo".

Quando si parla di virus, aggiunge Gatti, "si parla di cose molto piccole e bisogna avere competenza su cosa inducono nel corpo umano. Con il coronavirus i medici sono ancora lì che pensano a qual è l'impatto". Montanari a questo punto ribadisce la sua teoria: "Noi, io e mia moglie che lavoriamo insieme nel laboratorio 'Nanodiagnostics', da tempo stiamo dicendo che si muore non di coronavirus ma con il coronavirus. E abbiamo visto di cosa si muore: si muore di embolia polmonare. Io l'ho studiata e ho anche inventato degli aggeggi per impedirla. Stiamo studiando anche sul coronavirus, con una tecnica di microscopia elettronica inventata da mia moglie".

La pericolosità di questo virus, conclude Gatti, "l'abbiamo vista sugli anziani soprattutto, ma non in persone che stanno bene. Iniettare un virus in una persona non è sempre una cosa buona. Non è questione di essere contro i vaccini, è un discorso tecnico - sostiene - Per fare test sui biomateriali ci impiegavo più di un anno. Qui sono passati due mesi. Se poi mi viene il cancro cosa faccio?".

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