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"Così l'Italia torna tra i primi in Europa"

04 aprile 2019 | 15.46
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L'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ad 'Avvenire': "Ridurre lo stock del debito si può"

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Una patrimoniale "non è la strada per valorizzare patrimonio pubblico e ricchezza privata. Bisogna creare degli strumenti finanziari ad hoc, sulla scia di quanto fatto con i Pir. Fondi immobiliari, anche locali, che investano in questi asset e vengano poi collocati presso i piccoli risparmiatori, con garanzie sui rendimenti e incentivi fiscali. Gli immobili, tra l’altro, non sarebbero svenduti e resterebbero in Italia. Banche, assicurazioni, Cdp potrebbero affiancare i piccoli risparmiatori". E' l'indicazione che arriva - in un'intervista ad 'Avvenire' - dall’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che sottolinea come "con un’operazione di questo tipo il nostro spread si avvicinerebbe a quello francese. E comunque scenderebbe sotto i 150 punti base". Il calo di fiducia, aggiunge, "che ha riguardato la prospettiva dei nostri conti pubblici fa sì che non vengano valutati appieno i nostri punti di forza: il risparmio, la seconda industria manifatturiera d’Europa, la forza dell’export e uno fra i primi cinque avanzi commerciali al mondo, una miriade di imprenditori 'smart'".

Resta un debito al 132% del Pil che però "non lascia margini per crescere". Laddove con un'azione di risanamento "anche gli investitori comincerebbero a guardare meglio ai nostri fondamentali" e "l’Italia potrebbe così concentrarsi sullo sviluppo, sulla lotta alla povertà e sul sostegno della classe media. Il nostro Paese decollerebbe, tornerebbe a primeggiare in Europa e potrebbe anche investire per il futuro. Subito infrastrutture, strade, ospedali, scuole e porti, soprattutto al Sud. E poi istruzione, ricerca e innovazione. Ci sono 150 miliardi di risorse pubbliche già stanziate".

"In Italia - sottolinea Messina - cinque milioni di poveri e dieci della classe media a rischio povertà rappresentano ben più di un’emergenza contingente: è un problema strutturale". "Chi governa deve tenere i conti in ordine e allo stesso tempo investire nel futuro del Paese e stare vicino a chi ha bisogno" dice l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, per il quale la priorità della politica economica deve essere "ridurre lo stock del debito. Quei 2,3 trilioni di euro che paralizzano il Paese. E non puoi farlo semplicemente guardando alle regole europee, al rapporto tra deficit e Pil e quindi tra debito e Pil. Non basta ridurre il rapporto crescendo di più o contenendo la spesa. Occorre tagliare lo stock per liberare risorse", e "le basi ci sono". Per Messina "bisogna collegare i nostri punti di forza: è inaccettabile che non si valuti come poter ridurre un debito pubblico da 2.300 miliardi quando nel Paese ci sono 10.500 miliardi di ricchezza privata e oltre 1.000 miliardi di asset pubblici".

"All’Italia - avverte ancora nell'intervista ad 'Avvenire' - serve una crescita che riduca le disuguaglianze. Per questo non solo da noi, ma in tutta Europa bisogna lavorare sul ceto medio. Altrimenti non ci sarà possibilità per la politica di costruirsi un futuro. Sovranisti e non, proausterity e contro l’austerity: discussioni sterili, se non si affronta il problema del ceto medio. L’Europa che uscirà dalle elezioni deve scegliere se vuol ridurre le disuguaglianze o perseguire un 2% di crescita senza ancorare lo sviluppo alla stabilità sociale". "Bisogna ricominciare a investire - dice Messina - non c’è altra strada".

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