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Costruzioni: per le italiane un 2014 ancora nero, produzione -6,9%

28 febbraio 2015 | 15.11
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Un altro anno difficile per il settore che, in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei, continua a perdere quota. Le imprese artigiane sono sempre di meno e, secondo dati Confartigianato, quelle che hanno chiuso i battenti lo scorso anno sono state più di 13mila

(Foto Infophoto) - INFOPHOTO
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Il 2014 è stato un altro anno difficile per il settore delle costruzioni in Italia. Il valore della produzione è sceso del 6,9%, in controtendenza rispetto alla crescita dell’1,9% registrata nella media dei Paesi europei. Lo evidenzia Confartigianato segnalando come al contrario in Germania la crescita è stata del 2,4% e addirittura, in Spagna, nel 2014 la produzione delle costruzioni è aumentata del 16%, dopo il crollo del 57,1% registrato tra il 2004 e il 2009.

Se nell’Ue la situazione migliora nettamente dopo 7 anni di flessione ininterrotta, in Italia - aggiunge Confartigianato - l’inversione di tendenza stenta a manifestarsi. Un timido segnale positivo per le aziende italiane è arrivato alla fine del 2014. Infatti, tra novembre e dicembre dello scorso anno, il valore della produzione segna una risalita del 2,3%, a fronte di una flessione dello 0,5% nell’Ue a 28.

Un segnale che, però, non allenta le preoccupazioni di un settore in cui operano 536.814 imprese artigiane, pari al 38,8% dell'artigianato, con 835.963 addetti. La crisi ha segnato negativamente anche la struttura demografica del settore. Infatti, secondo le rilevazioni di Confartigianato, nell'ultimo anno le imprese artigiane delle costruzioni sono diminuite di 13.111 unità, pari al -2,4%.

“Di fronte a questo scenario - sottolinea il Presidente di Confartigianato Edilizia, Arnaldo Redaelli - emerge in modo evidente la necessità di misure strutturali per rilanciare le costruzioni e dare una scossa salutare a tutta l’economia italiana, assicurando una risposta alla domanda abitativa, infrastrutturale e di riqualificazione urbana”.

“E’ necessario – aggiunge il Presidente Redaelli - far ripartire gli investimenti in infrastrutture, sbloccando la realizzazione di opere pubbliche a livello locale e modificando le regole del patto di stabilità interno. Inoltre, non è più rinviabile il piano contro il dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza antisismica. E’ anche da qui che dobbiamo ripartire per rimettere in moto l’edilizia: dalla manutenzione del territorio per proteggerlo dalle calamità naturali”.

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