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Coulotte de cheval addio, con pantaloni a vita bassa è boom di grasso ‘ad ali farfalla’

23 maggio 2014 | 13.09
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Parola di Francesca Mazzeo, chirurgo plastico, ricostruttivo ed estetico di Parma: “A causa del nuovo trend, il tessuto adiposo negli ultimi 7-8 anni tende a distribuirsi più frequentemente a livello della parte alta del fianco”. ‘Fili’ al posto del lifting, nuova frontiera per viso più giovane. Con crisi ritocchi più ‘soft’: -30% chirurgia +15% medicina estetica. Botox ritocco preferito degli uomini

Coulotte de cheval addio, con pantaloni a vita bassa è boom di grasso ‘ad ali farfalla’

La moda può lasciare il segno sui corpi delle giovani italiane: è in aumento infatti il fenomeno della cosiddetta adiposità ‘ad ali di farfalla’, che si forma sui fianchi, subito sopra la linea dei famigerati pantaloni a vita bassa. E anche se oggi stanno tornando a essere ‘trendy’ quelli a vita alta, ormai il danno è fatto. A parlarne è Francesca Mazzeo, chirurgo plastico, ricostruttivo ed estetico di Parma, al XXXV Congresso nazionale della Società italiana di medicina estetica (Sime) che si apre oggi a Roma.

”Spesso durante l’analisi della distribuzione del tessuto adiposo a paziente spogliata - spiega l’esperta - abbiamo notato come il tessuto adiposo, negli ultimi 7-8 anni, tendesse a distribuirsi più frequentemente a livello della parte alta del fianco, nella regione lombare e del dorso. In passato invece, la tipica distribuzione preferenziale del tessuto adiposo era a livello trocanterico, dove determinava la tipica coulotte de cheval. Più di frequente oggi le pazienti presentano invece una conformazione inedita, con evidenti ‘maniglie dell’amore’ e regione trocanterica normale o addirittura ridotta di dimensioni; questo determina una forma ad ali di farfalla (butterfly shape)”. E, secondo gli esperti, questa sarebbe causata proprio dall’abbigliamento a vita bassa, utilizzato da queste donne, che ‘spezza’ letteralmente la linea dei fianchi.

“Il ripetuto microtrauma rappresentato dall’utilizzo dell’abbigliamento a vita bassa durante il giorno e spesso la notte - spiega Mazzeo - crea probabilmente una congestione degli adipociti e ciò si concretizza in una sottile linea di liponecrosi, che rompe la normale struttura del fianco in sede lombare producendo questa anomala forma a farfalla. Questo abbigliamento va ad agire proprio in modo opposto rispetto alle guaine elasto-compressive che ogni chirurgo è solito consigliare alle pazienti in seguito a un intervento di liposcultura, allo scopo di modellare il tessuto adiposo lipoaspirato ed enfatizzare il risultato”.

La soluzione del problema, oltre a cambiare il guardaroba, sta nella liposcultura, seguita da interventi di ‘consolidamento’ dei risultati. Ma non tutta la ‘ciccia’ in eccesso è tessuto adiposo; la cellulite è sempre in agguato e il trattamento delle due condizioni va mirato e personalizzato sulla paziente. A cominciare dalla diagnosi. ”Innanzitutto - spiega Emanuele Bartoletti, presidente del Congresso della Sime - al di là di dove sia localizzato l’eccesso di tessuto adiposo, dobbiamo cercare di capire se quello di cui stiamo parlando è cellulite o no, perché esiste una grossa differenza tra la pannicolopatia edemato-fibro-sclerotica, detta ‘cellulite’, e l’adiposità localizzata, cioè il grasso. La cellulite è una patologia del tessuto adiposo che nasce da un problema circolatorio che determina un edema quindi una presenza di linfa in eccesso al livello del tessuto adiposo. Diverso il discorso quando parliamo di tessuto adiposo in eccesso, che è un tessuto adiposo sano, normale da un punto di vista anatomico, solo più abbondante rispetto alla norma. Quindi, si capisce bene quanto sia importante e fondamentale prima di prendere qualsiasi decisione terapeutica, fare una diagnosi accurata”.

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