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Covid, anakinra riduce morti e ricoveri: studio su antinfiammatorio

03 settembre 2021 | 16.36
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L'uso "precoce e mirato" aumentando la guarigione completa nei pazienti Covid-19 ricoverati con prognosi sfavorevole

Covid, anakinra riduce morti e ricoveri: studio su antinfiammatorio

Un antifiammatorio in grado di ridurre ricoveri in terapia intensiva e morti per covid. Secondo uno studio, l'uso "precoce e mirato" dell'anakinra, in combinazione con lo standard terapeutico attuale, "ha ridotto la mortalità e i ricoveri in terapia intensiva, aumentando la guarigione completa nei pazienti Covid-19 ricoverati con prognosi sfavorevole dovuta al rischio di insufficienza respiratoria grave. La diminuzione della mortalità relativa è stata del 55%, raggiungendo l'80% nei pazienti colpiti da tempesta citochinica".

Sono i dati della ricerca 'Save-More', uno studio di fase III, sull'antinfiammatorio anakinra in associazione con lo standard terapeutico attuale nei pazienti con polmonite da Covid-19 da moderata a grave. I risultati della ricerca, condotta da Swedish Orphan Biovitrum AB (Sobi) e Istituto ellenico per lo studio della sepsi, sono stati pubblicati su 'Nature Medicine'.

"Il trattamento precoce con anakinra ha mostrato un'efficacia notevole e una riduzione di progressione della malattia e di morte pari al 64% al giorno 28 dello studio Save-More. La diminuzione della mortalità relativa è stata del 55%, raggiungendo l'80% nei pazienti colpiti da tempesta citochinica - evidenziano gli autori - La percentuale dei pazienti che hanno ottenuto la guarigione supera il 50%, mentre il numero di pazienti con malattia grave stazionaria è stato ridotto del 54%. Il tempo medio di dimissione dall'ospedale e dalla terapia intensiva è stato ridotto rispettivamente di 1 e 4 giorni".

"La dimostrazione dell'efficacia di anakinra, antagonista del recettore dell'IL-1, nel ridurre la tempesta citochinica tipica del Covid-19, e l'identificazione di un parametro del sangue facilmente determinabile che possa identificare correttamente i pazienti che si possano giovare di questo stesso farmaco, apre nuovi scenari terapeutici in particolari nei pazienti gravi ad elevato rischio di ingresso in rianimazione e morte", afferma Emanuele Nicastri, infettivologo e direttore Divisione Malattie infettive ad alta intensità di cura dell'Istituto Spallanzani di Roma - che aiuteranno la comunità scientifica a contrastare gli effetti del virus intervenendo sul suo meccanismo d’azione e annullando la sua forza virale".

"I risultati pubblicati su Nature Medicine rappresentano gli unici dati disponibili sulla prevenzione della progressione della malattia dallo stadio iniziale alla fase critica, indicando che la malattia infiammatoria deve essere trattata tempestivamente con un approccio mirato specificamente all'IL-1 alfa e IL-1 beta", sottolinea Evangelos J. Giamarellos-Bourboulis, curatore principale della ricerca e docente di Medicina interna e Malattie infettive dell'Università nazionale Capodistriana di Atene.

Lo studio Save-More è "il primo studio cardine randomizzato e controllato condotto su un ampio bacino di pazienti ospedalizzati e volto specificamente a valutare una popolazione target a rischio di progressione e alla dimostrazione del beneficio di un intervento tempestivo per prevenire la progressione della malattia e i decessi. I trattamenti standard somministrati in associazione - precisano i curatori - erano simili per i due bracci dello studio e includevano desametasone, anticoagulanti e remdesivir".

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